Grande successo per la inaugurazione milanese della mostra artistica-araldica "Motti e Stemmi" del maestro Gabriele Reina, artista di fama internazionale. Nella foto, da sx, alcuni noti appassionati e studiosi della materia: il nobile Roberto Jonghi Lavarini walser Freiherr von Urnavas, Gabriele Reina, il conte Fulvio Moneta Caglio de Suvich, il nobile Diego Zoia dei Puschina di Inveruno e Gianfranco Rocculi. - www.gabrielereina.com
venerdì 22 marzo 2013
giovedì 21 marzo 2013
ROBERTO JONGHI LAVARINI
Agenzia ITALIA INFORMA: Chi è ROBERTO JONGHI LAVARINI
Milano, 21 marzo 2013
Roberto Jonghi Lavarini ha 40 anni, è felicemente sposato con Veronica ed ha due figlie di 11 e 6 anni, Beatrice e Ludovica. Laureato in Scienze Politiche alla Università Statale di Milano, lavora come consulente immobiliare nella società di famiglia ed è iscritto a diverse associazioni di categoria. Cristiano Cattolico praticante, fedele alla Tradizione, è Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e Volontario del Corpo Italiano di Soccorso del Sovrano Militare Ordine di Malta. Appassionato di storia, cultura, araldica, tradizioni religiose e popolari, enogastronomia e sagre paesane, è molto legato alle radici ed alla identità Walser (tedesco-vallese) della propria famiglia e fa parte del gruppo folkloristico del suo paese di origine, Ornavasso. Da sempre coerente militante di destra, è stato: Segretario Provinciale del Fronte della Gioventù di Milano, Dirigente Provinciale del Movimento Sociale Italiano, Dirigente Regionale di Alleanza Nazionale della Lombardia, Consigliere Circoscrizionale e Presidente della Zona Porta Venezia, per due volte candidato alla Camera dei Deputati come Indipendente ne La Destra. Attualmente, per scelta, non ricopre alcuna carica politica e non è iscritto a nessun partito ma collabora con diverse testate giornalistiche e partecipa a diverse trasmissioni televisive come opinionista.
INFO: www.robertojonghi.it CONTATTI: robertojonghi@gmail.com
Milano, 21 marzo 2013
Roberto Jonghi Lavarini ha 40 anni, è felicemente sposato con Veronica ed ha due figlie di 11 e 6 anni, Beatrice e Ludovica. Laureato in Scienze Politiche alla Università Statale di Milano, lavora come consulente immobiliare nella società di famiglia ed è iscritto a diverse associazioni di categoria. Cristiano Cattolico praticante, fedele alla Tradizione, è Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro e Volontario del Corpo Italiano di Soccorso del Sovrano Militare Ordine di Malta. Appassionato di storia, cultura, araldica, tradizioni religiose e popolari, enogastronomia e sagre paesane, è molto legato alle radici ed alla identità Walser (tedesco-vallese) della propria famiglia e fa parte del gruppo folkloristico del suo paese di origine, Ornavasso. Da sempre coerente militante di destra, è stato: Segretario Provinciale del Fronte della Gioventù di Milano, Dirigente Provinciale del Movimento Sociale Italiano, Dirigente Regionale di Alleanza Nazionale della Lombardia, Consigliere Circoscrizionale e Presidente della Zona Porta Venezia, per due volte candidato alla Camera dei Deputati come Indipendente ne La Destra. Attualmente, per scelta, non ricopre alcuna carica politica e non è iscritto a nessun partito ma collabora con diverse testate giornalistiche e partecipa a diverse trasmissioni televisive come opinionista.
INFO: www.robertojonghi.it CONTATTI: robertojonghi@gmail.com
mercoledì 20 marzo 2013
Lo stemma araldico di Papa Francesco.
SPIEGAZIONE DELLO
STEMMA
“miserando atque
eligendo”
Nei tratti, essenziali, il Papa Francesco ha deciso di conservare il suo
stemma anteriore, scelto fin dalla sua consacrazione episcopale e caratterizzato
da una lineare semplicità.
Lo scudo blu è sormontato dai simboli della dignità pontificia, uguali a
quelli voluti dal predecessore Benedetto XVI (mitra collocata tra chiavi
decussate d’oro e d’argento, rilegate da un cordone rosso). In alto, campeggia
l’emblema dell’ordine di provenienza del Papa, la Compagnia di Gesù: un sole
raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere, in rosso, IHS, monogramma di
Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi in
nero.
In basso, si trovano la stella e il fiore di nardo. La stella, secondo
l’antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e
della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa
universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è
raffigurato con un ramo di nardo in mano. Ponendo nel suo scudo tali immagini,
il Papa ha inteso esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine
Santissima e San Giuseppe.
IL MOTTO
Il motto del Santo Padre Francesco è tratto dalle Omelie di San Beda il
Venerabile, sacerdote (Om. 21; CCL 122, 149-151), il quale, commentando
l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: “Vidit ergo lesus
publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” (Vide
Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli
disse: Seguimi).
Questa omelia è un omaggio alla misericordia divina ed è riprodotta nella
Liturgia delle Ore della festa di San Matteo. Essa riveste un significato
particolare nella vita e nell'itinerario spirituale del Papa. Infatti, nella
festa di San Matteo dell'anno 1953, il giovane Jorge Bergoglio sperimentò,
all’età di 17 anni, in un modo del tutto particolare, la presenza amorosa di Dio
nella sua vita. In seguito ad una confessione, si sentì toccare il cuore ed
avvertì la discesa della misericordia di Dio, che con sguardo di tenero amore,
lo chiamava alla vita religiosa, sull'esempio di Sant'Ignazio di Loyola.
Una volta eletto Vescovo, S.E. Mons. Bergoglio, in ricordo di tale
avvenimento che segnò gli inizi della sua totale consacrazione a Dio nella Sua
Chiesa, decise di scegliere, come motto e programma di vita, l'espressione di
San Beda miserando atque eligendo, che ha inteso riprodurre anche nel
proprio stemma pontificio.
giovedì 14 marzo 2013
W PAPA FRANCESCO !
FRANCISCUS
13 marzo
2013
Annuntio vobis gaudium magnum;
habemus Papam:
Eminentissimum ac
Reverendissimum Dominum,
Dominum Georgium Marium
Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio
qui sibi nomen imposuit Franciscum
Dominum Georgium Marium
Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio
qui sibi nomen imposuit Franciscum
martedì 12 marzo 2013
Chevalier baronale.
Anello chevalier con sigillo della Baronessa Maristella Jonghi Lavarini di Ornavasso (moglie del Dott. Francesco Besana e madre di Elisabetta Veronica e Filippo Giuseppe Maria)
Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.
Sua Altezza Reale Emanuele Filiberto di Savoia, Principe di Venezia.
Sua Eccellenza Cavaliere di Gran Croce Stefano Di Martino.
Milan Fashion Week.
La Baronessa Cristina Jonghi Lavarini (insieme al fratello Roberto) con la Contessa Pinina Garavaglia, "regina delle notti milanesi".
lunedì 11 marzo 2013
giovedì 7 marzo 2013
"Il Barone Nero in Televisione"
Roberto Jonghi Lavarini, ancora una volta, ospite della trasmissione televisiva "Forte e Chiaro" del giornalista Roberto Poletti, come "libero opinionista di destra": mercoledì prossimo, 13 marzo, dalle ore 21.00 alle ore 23.00, su Antenna 3 Lombardia.
lunedì 4 marzo 2013
"Motti e Stemmi" : mostra araldica del Maestro Gabriele Reina a Milano.
"Motti e Stemmi" : mostra araldica del Maestro Gabriele Reina a Milano.
Gabriele Reina è nato a
Lugano nel 1969. E’ stato per lunghi anni allievo del maestro futurista Sibò
(Pier Luigi Bossi, 1907-2000, a sua volta discepolo di A. Viligiardi e D. Neri),
in Toscana. Doppiamente laureato a Milano in Lingue e Storia
dell’Arte, è stato scrittore e caporedattore della casa editrice FMR/Franco
Maria Ricci. Vive in Italia. E’ membro del Club Alpino Italiano,
della Società Dalmata di Storia Patria di Venezia e della Scottish History
Society. Esperto nelle antiche tecniche a olio, tempera,
maiolica e matita sanguigna, ha dipinto dozzine di quadri. Accanito viaggiatore,
ha disegnato quasi novanta taccuini di viaggio Esegue ritratti su
commissione, lavori di ornato, ceramiche artistiche, stufe e camini maiolicati,
apparati decorativi, stemmi, simboli e marchi industriali. http://www.gabrielereina.com/
Stemma dei Principi MALASPINA di Santa Margherita
Stemma dei Conti ANGUISSOLA
Stemma dei Conti PROVANA di Collegno
Stemma dei Conti CORNER
Stemma dei Nobili DE LALAING
Stemma antica famiglia PERESTRELLO.
Azulejo con ritratto di Sebastiano I di Portogallo,
Studio per un ritratto di Giorgio VI, matita sanguigna su carta,
Il Camerlengo della Sede Vacante.
Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale
TARCISIO BERTONE
Camerlengo della Sede Vacante di Santa Romana Chiesa
Regno di Epiro in esilio.
Nel 1912, 482 anni dopo la venuta dei turchi in Epiro, le forze
epirote liberarono gran parte di quello che più tardi sarebbe stato chiamato
Epiro del Nord. Il confine epirota fu posto a nord delle città di Himara, Tepeleni e Pogrodets. Nel 1913 il Protocollo di Firenze cedette all'Albania tutto l'Epiro del Nord. La violazione del principio di autodeterminazione dei popoli fù giustificata
con la motivazione che si doveva fornire il Regno di Albania di un adeguato
dominio territoriale. Il Popolo d'Epiro, vedendo traditi i propri legittimi diritti dalle potenze
europee, insorse non tollerando il passaggio dall'oppressione ottomana a quella
albanese. Nel febbraio del 1914 cominciò la guerra di liberazione dall'occupazione
albanese e le forze indipendentiste occuparono gran parte di quello che oggi è
il territorio albanese. L'Albania chiese allora l'intervento delle grandi potenze del tempo ed il 5
maggio del 1914 fù firmato il Protocollo di Corfù redatto da un Comitato
Internazionale di Controllo formato da: Gran Bretagna, Francia, Germania,
Impero Austro-Ungarico, Russia e Italia. Tale protocollo accettato incondizionatamente dal Regno di Albania, garantiva
all'Epiro l'autonomia all'interno dello Stato Albanese, ma tale autonomia non
fù mai applicata. L'Epiro, riusci tuttavia ad autogovernarsi dal 1914 al 1916 circa, quando
l'Albania con la forza stroncò ogni aspirazione all'indipendenza. Molti patrioti presero la strada dell'esilio volontario, altri deposero le armi
in attesa di tempi migliori mentre clandestinamente restava in vita un
movimento indipendentista. Negli anni 30 l'Albania fù annessa con un plebiscito al Regno di Italia e Sua
Maestà Vittorio Emanuele III Re di Italia ed Imperatore di Etiopia assunse il
titolo di Re d'Albania. Nel 1942 in piena Seconda guerra mondiale sorse il Fronte di Liberazione
dell'Epiro del Nord. L'anno successivo i partigiani comunisti albanesi e greci attaccarono le forze
epirote e con l'instaurazione del regime di Enver Hoxa il popolo d'Epiro perse
ancora una volta la Sua libertà. Arrivando più vicino a noi, il Governo Monarchico in esilio e la Santa Chiesa
Ortodossa Epirota della diaspora hanno formalmente riconosciuto nel 1998 il
Principe Alessandro d'Epiro residente negli Stati Uniti quale legittimo
Sovrano. Alessandro con lettere patenti del 25 marzo 2001, ha nominato un Reggente; il
Principe Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia, con facoltà di restaurare la
Nobiltà Epirota, di istituire Ordini Cavallereschi, di costituire Accademie per
promuovere la cultura e la storia del popolo d'Epiro. Le sovrane lettere patenti di Alessandro sono di fatto e di diritto una vera e
propria abdicazione a favore del Reggente cui sono stati conferiti fons
honorum, jus gladi, jus imperii, jus majestatis.
venerdì 1 marzo 2013
"Il saio e la spada"
Orazio Ferrara - Il saio e la spada. Ordini cavallereschi e ospitalieri medievali - Capone
Editore 2013;
pagine 128, € 10,00;
Capone Editore - via Prov.le
Lecce-Cavallino Km 1,250 - Lecce
info@caponeditore.it
Il
Libro: Ci fu un tempo durante il quale il saio e la spada
dei monaci-guerrieri rappresentarono l’estrema difesa della Cristianità nelle
contrade della Terrasanta e in quelle ai confini dell’Europa. Formidabili e
temibili combattenti in nome della Croce.
Dei Templari, dei Giovanniti, dei
Teutonici tutti ormai ne conoscono a grandi linee le vicende, ma vi erano anche
altri cavalieri che non furono da meno nel coraggio e nel sacrificio. Di
quest’ultimi tratta il libro nel tentativo, non celato, di trarli dall’oblio.
Si spazia dai cavalieri dal bianco mantello
dell’Ordine di Santa Caterina, posti a sempiterna scorta delle piste
sinaitiche, ai monaci-guerrieri dell’Ordine del Fuoco Sacro o di Sant’Antonio
Abate, la cui veste nera è caricata da una croce tatuata di colore azzurro sul
lato sinistro; alla storia millenaria di una commanderia di quest’ultimi in una
comunità dell’Italia meridionale; al Tau combattente degli uomini d’arme della
Confrérie de Monseigneur Saint Antoine de Barbefosse.
Dall’Ordine dei Monaci Bianchi e delle
loro fondazioni ospitaliere nel nome di una delle “sette Madonne napolitane”,
la Materdomini, ai cavalieri di San Giacomo della Spada, che si battono e
muoiono alla grande per la salvezza dell’anima loro e a maggior gloria del loro
Celeste Patrono. Dalla fascinosa Nobile Compagnia del Nodo d’Amore, i cui
cavalieri possono riannodare il nodo soltanto visitando, da umili pellegrini,
il Santo Sepolcro, ai cavalieri dell’Ordine degli Argonauti di San Nicola con
insegna una navicella nel mare in burrasca, a significare la fortitudo della
loro fede di milites cristiani in mezzo al mare tempestoso dei destini umani.
Il libro tratta anche diffusamente delle
misteriche origini dei Cavalieri del Tempio e soprattutto del loro fondatore,
Ugone dei Pagano, di cui si rivendica puntigliosamente e orgogliosamente la
nazionalità italiana. Ampio capitolo poi sulla marineria al tempo dei Templari,
di cui quella di Puglia, con i suoi strategici porti d’imbarco verso la
Terrasanta e con le sue consuetudini e ordinamenti marittimi anteriori a quelli
delle Tavole amalfitane, ne rappresenta la punta di diamante per tutto il tempo
medievale.
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