Associazione Culturale Aristocrazia Europea

mercoledì 12 dicembre 2012

Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro: Santo Natale 2012.

Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro: Santo Natale 2012.



CISOM - SMOM - MILANO


 
Il Corpo Italiano di Soccorso del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di Malta di Milano è, come sempre, mobilitato per l’emergenza freddo. Quest’anno, il CISOM è impegnato nelle “unità di strada” del Comune di Milano, servizio che, di sera, fornisce assistenza alle centinaia di “senza fissa dimora” della nostra città.
 
Servono, innanzitutto, Volontari che, dopo avere partecipato ad un breve corso di formazione (di tre lezioni), dovranno prestare servizio almeno una volta al mese. Raccogliamo coperte e sacchi a pelo, abbigliamento nuovo o in ottimo stato (solo biancheria intima, calze, felpe e maglioni, guanti e cappelli di lana), derrate alimentari (assolutamente confezioni monouso, in particolare biscotti, crackers, grissini, panini, carne e tonno in scatola) e generi di prima necessità (fazzoletti di carta, salviette umidificate, saponette, detergenti e deodoranti) che saranno distribuite, nei prossimi mesi, ai nostri assistiti. Sempre utili e gradite le libere offerte economiche fatte all’Ordine che provvederà a destinarli (al 100%) per tutte, le molte e diverse, necessità di questo specifico servizio.
 
Per informazioni ed adesioni, rivolgetevi direttamente al mio “capo squadra”, Nob.Cav.Avv. Carlo Settembrini Sparavieri: sparavieri@gmail.com.
 
Si tratta di una concreta ed impegnativa iniziativa di solidarietà, sociale e cristiana, nei confronti del nostro prossimo più sfortunato, di un gesto di autentica nobiltà, di una straordinaria esperienza, appagante e formativa, che consiglio a tutti, perché, aiutare gli altri, ci aiuta a riflettere ed a migliorare noi stessi.  Roberto Jonghi Lavarini

Cordelia Von de Steinen.

Cordelia Von de Steinen.


 


La Contessa Cordelia Von de Steinen nasce in Svizzera nella città di Basilea dove frequenta il liceo e la Scuola di Arte e Mestieri. Nel 1963 arriva a Milano e si iscrive all'Accademia di Brera dove ha come maestro il grande Marino Marini. Nel 1965 si trasferisce a Roma e qui, grazie ad una borsa di studio conferitale dal Museo d'Arte di Basilea, vi lavora per un anno. A Carrara conosce nell'estate del 1966 Pietro Cascella, con cui successivamente convolerà a nozze.[1] Lavora a Pietrasanta, a parte un anno di soggiorno a Parigi dove vive e lavora nella Citè des Arts, fino al 1977. Nel 1972 nasce il figlio Jacopo. Dal 1977 col marito e il piccolo Jacopo si trasferisce nel castello della Verrucola di Fivizzano. Ha insegnato disegno e scultura, ha realizzato costumi teatrali e gioielli e sono tantissime le sue opere pubbliche e private, e nei musei, sparse in tutto il mondo.
 
http://www.cordeliavondensteinen.info
 

lunedì 10 dicembre 2012

La Nobile Famiglia Borio.

La Nobile Famiglia BORIO di Burio, Costigliole, Tigliole ed Orzinuovi.



 
Per ritrovare le remotissime origini della famiglia Borio dobbiamo considerare le terre di più risalente concentrazione di questo cognome in Piemonte, ossia la zona tra il Monferrato e le Langhe. Nei secoli prima di Cristo vivevano in tutte le Alpi Occidentali i Liguri, a cui si aggiunsero, dopo il V Secolo a.C., i Galli o Celti. In particolare, tra Alba, Asti e la Valle del Tanaro (ossia proprio tra il Monferrato e le Langhe) si stanziò la tribù celtica dei Buriates o Eburiates, che fondarono il villaggio di Burio, ora una piccola frazione di Costigliole d’Asti, ma a quei tempi la loro “capitale”. Sempre a pochi chilometri da Costigliole si ritrovano, inoltre, Borio frazione di Barbaresco (verso Alba) e Burio frazione di Moasca (verso Nizza Monferrato). Continuando, nei pressi di Mondovì, come ci dice l’Amato Amati[1], si ritrovano Borio frazione di Lesegno e Borio frazione di Montaldo, mentre in posizione più decentrata si ha Casaleggio Borio (alias Boiro) in provincia di Alessandria. Tutte queste località, o parte di esse, potrebbero avere tratto il loro nome dai Buriates, come Burio di Costigliole (ma l’ipotesi è assai improbabile essendo tutti insediamenti di formazione molto più recente rispetto al periodo celtico), oppure dal sostantivo occitano “bòrio” che significa “casa rurale” o “maniero”[2]. Tuttavia sembra più verosimile che esse abbiano assunto la loro denominazione da dei Borio stanziatisi nei loro territori; tale fenomeno risulta molto diffuso soprattutto nei periodi più risalenti: un piccolo insediamento (come lo sono tutti quelli sopra citati) prendeva il nome dalla principale e più numerosa famiglia che lo abitava (come le località Borio di Ronco, Borio di Sezzadio, Bricco dei Borio di Costigliole e Bori di Novello). Infatti, in tali zone il cognome Borio è presente sin da antichissima data, come ci conferma il noto studioso monferrino Aldo di Ricaldone, che scrive “Ma esistette ed esiste tuttora, validamente rappresentata, la famiglia Borio...di nobiltà feudale che tenne parecchi castelli nell’astigiano e nell’alessandrino”[3]. Infatti la casata risulta avere la signoria di Sezzè (oggi Sezzadio) addirittura nel secolo XI (ove ancora attualmente una località porta il nome Borio) e sin da tempi remoti risulta distinguersi in vari borghi dell’astigiano e dell’albese, quali, per l’appunto, Costigliole d’Asti, Villanova d’Asti e Novello. Altro luogo in cui si trova ab immemorabile la presenza del cognome Borio è la città di Torino. Membri della famiglia sono citati nel Consiglio di Credenza di Torino sin dal 1199[4], essi appartenevano ad un ceto dominante, una sorta di patriziato locale che, legato al vescovo da vincoli vassallatici, occupavano i posti chiave nelle amministrazioni civili e religiose, possedevano il suolo urbano, beni nel distretto torinese e traevano dalla terra e dalle case buoni redditi, con cui controllare la finanza civile ed una pluralità di attività economiche. Torino ai suoi albori era un piccolo villaggio alla confluenza tra il Po ela Dora e presso lo sbocco della Valle di Susa. La zona era abitata dai Taurini, popolo che nasceva proprio dalla fusione tra i Liguri ed i Galli. Ora, non possiamo sapere se i Borio torinesi fossero autoctoni o provenissero dalle regioni sud-occidentali del Piemonte, ma sicuramente questo cognome appare sempre in qualche modo legato a luoghi d’insediamento dell’antico popolo dei Liguri e dei Celti. Considerato quanto sopra esposto, è verosimile ritenere che il cognome in questione fosse un toponimo, ossia potrebbe essere stato assunto da vari nuclei famigliari, probabilmente imparentati tra loro, provenienti da una località denominata “Borio” o “Burio” corrispondente ad uno dei territori sopra considerati. A sostegno di ciò risulta anche l’antica forma del cognome che, solitamente, appare al genitivo che potremmo definire “di provenienza” (tradotta in italiano preceduta dalla particella “di”[5]) e spesso scritta come “Burio” (si vedano i vari atti anagrafici più risalenti, particolarmente in Costigliole e Novello); considerata l’estrema antichità del cognome si spiega anche la significativa diramazione della famiglia in varie zone del Piemonte. Ma possiamo andare oltre nell’analisi dell’origine della famiglia, per arrivare a conclusioni eccezionali ed assai verosimili. Don Paolo Prunotto in un suo recente studio storico su Costigliole d’Asti [6], in merito ai Borio di quel luogo, di cui si scriverà abbondantemente nel capitolo seguente, riporta quanto segue: “[omissis].Sembra, da documenti antichi risalenti almeno al XIII secolo, che esponenti di tale famiglia [Borio] dimorassero già all’epoca nel territorio del nostro Comune (nel patto di fedeltà tra gli abitanti del nostro paese a la città di Asti datato 13 luglio 1198, tra i nomi dei personaggi abbienti che giurarono fedeltà compare un tale Guglielmo dei Burri, cognome in cui sembra possa ravvisarsi un esponente di tale famiglia) [omissis]”. Dunque questo Guglielmo dei Burri potrebbe essere il capostipite dei Borio di Costigliole; egli proveniva dalla castellania di Burio di Costigliole. Considerato il periodo assai risalente, non è del tutto azzardato ritenere che questo Guglielmo fosse i capostipite di tutti i Borio e avesse sangue di quella tribù celtica, probabilmente mescolato a qualche gene romano. Senza dover scomodare la mitologia o ricorrere a fantasiose ricostruzioni storiche, come accadde per grandi e nobilissime famiglie che vollero fare risalire a tempi remotissimi le proprie origine, ecco che i Borio possono ritrovare le proprie radici, con una certo verosimiglianza, in quella castellania di Burio e, perché no, magari con qualche goccia di sangue di quella tribù celtica. Altra ipotesi sull’origine del cognome sarebbe, invece, che esso sia in realtà un patronimico, derivante dal nome proprio latino “Borius” oppure “Boverio”; quest’ultimo nome, che divenne poi anche un cognome tipico di quelle zone, appare nella famiglia aleramica dei Del Vasto, signori proprio delle terre di primordiale origine della famiglia (ossia Agliano, Loreto, Burio etc., si veda il capitolo sui Borio di Villanova). Comunque sia, si può tranquillamente affermare che già alla fine dell’300 la famiglia poteva essere raggruppata in due ceppi principali, ossia: quello di Costigliole, che probabilmente, data l’antichità (ante 1198, come detto) rappresenta il nucleo originario di tutti i Borio e che si diramò sicuramente a Tigliole e, poi, nelle Langhe, ossia a Novello e da li a Niella Tanaro, Bene Vagenna, Cavallermaggiore e Marene (con lo stemma di rosso al gallo d’oro posto su di un monte di tre cime di verde) e quello di Villanova d’Asti (di cui si hanno notizie dalla metà del 1300) che si diramò sicuramente in Moncalieri, Chieri, Andezeno, Pecetto e Carmagnola, della cui città vari esponenti furono più volte sindaci[7] (con lo stemma d’azzurro alla banda d’argento caricata da un leone di nero lampassato di rosso). E’ bene sottolineare che tutte le principali località sopra indicate, ed in particolare Costigliole, Tigliole, Novello, Bene Vagenna, Niella Tanaro e Villanova sono situate in un raggio geografico massimo di trentacinque chilometri; considerando, pertanto, la vicinanza e l’antichità del cognome, si può ritenere che tutti i rami possano avere, molto verosimilmente, una comune origine. Rimangono esclusi dalla suddetta “mappatura”, poiché di pressoché impossibile collocazione, data l’antichità del periodo, i Borio di Torino, presenti in città prima del 1199, come detto, ed i Borio del Canavese (Vialfrè, Ciriè e Balangero). Infine, si riscontra una famiglia antichissima autoctona di Ronco di Cossato, di cui una contrada porta ancora il nome Borio, che si diramò poi nel Biellese (Biella e Gaglianico, ove i fratelli Giovanni Battista, Giacomo e Giovanni Borio vengono infeudati di beni feudali il 23 agosto 1692). In Vialfrè risultano antichissimi abitanti, da li, probabilmente si diramano a Ciriè, ove appaiono tra le principali famiglie e siedono nel Consiglio di Credenza almeno dal 1391[8], forse nella persona stessa di quel Bertino castellano di Balangero alla fine dell’300 (Ciriè e Balangero distano solo otto chilometri). Giovannino Borio acquista nel 1580 alcune terre feudali alla Pié di San Carlo (Ciriè) e ne viene investito tardivamente nel 1602[9]. Come ci ricorda una lapide datata 10 dicembre 1647 nell’antica sacrestia di S. Giuseppe in Ciriè, i coniugi D. D. Giuseppe e Genta Borio provvedono aere proprio alla decorazione della nuova chiesa fondando un legato con l’onere della celebrazione di un funerale in loro suffragio e di una messa mensile ed in perpetuo (che si celebra ancora oggi). Gli stessi coniugi, infine, donarono alcune terre alla Parrocchia site sempre in S. Carlo, località S. Luca, che furono vendute solamente nel 1973[10]. A Marene, allora nel territorio di Savigliano, appaiono cospicui. Si ricorda Vincenzo (n. 1580 circa) di Giovanni (n. 1540 circa), che, in occasione delle nozze della figlia Maria con il Nobile Giovan Battista di Chiaffredo Testa di Savigliano, costituisce il 21 aprile 1623 una dote di 600 fiorini ed alcuni gioielli ed indumenti alquanto preziosi[11]. Un altro Vincenzo, causidico, il 9 luglio 1700 risulta procuratore in Casale del Monastero della Visitazione di S. Maria di Torino[12]. A Bene Vagenna si deve ricordare in particolar modo il Signor “Mareschiale” Giovanni Domenico Borio di Gualino, mareschiale della compagnia del signor conte Todesco, ferito da una moschettata durante l’assedio di Valenza del 1641, al quale il Duca concesse Lire 600 in riconoscimento dei suoi servizi[13] ed al quale la Duchessa di Savoia concesse un vitalizio al termine della sua carriera per “longa fedele servitù” con patente del 30 gennaio 1677[14]. Altro Giovanni Domenico, forse di Bene oppure di Costigliole, risulta nominato “aiutante del maggiore della città di Asti” con patenti del 30 novembre 1690 della Duchessa Anna di Savoia-Orleans[15]. A Villanova d’Asti fiorirono in particolar modo. Di questa famiglia se ne darà di seguito una genealogia, sebbene parziale. Si pensa, data l’estrema vicinanza geografica, che anche i Borio di Andezeno e di Chieri, paese confinante con Villanova, appartengano allo stesso ceppo. In particolare i Borio di Chieri tentarono senza successo un consegnamento d’arma il 5 maggio 1580 nelle persone di Messer Giovanni e di Messer Giovanni Battista Borio, alfiere di Milizie, ma di uno stemma diverso rispetto a quella dei Borio di Villanova e Moncalieri (ossia “un bufalo”) e che, nel verbale del consegnamento, viene detto come spedito da Milano[16]. Inoltre, si ha notizie di una Madonna Maria del fu Messer Michele Bori di Chieri vedova prima del fu Pietrino Bertola, et in secondo del fu Messer Gianni Corbella con casa propria a Torino nel Borgo di Po[17]. Questa famiglia di Chieri, in verità, anche se trascritta come “Borio” nei consegnamenti, potrebbe essere un ramo della famiglia Bori o Borri di Milano, della quale un altro ramo piemontese, detto Burri o de Burris, aveva la signoria di Vespolate, con il medesimo stemma d’argento al bue passante di nero.

mercoledì 5 dicembre 2012

Cardinale Enrico Benedetto Stuart, Duca di York.

 
Their Royal Highnesses the Duke and Duchess of Gloucester inaugurate the coat of arms of Henry Benedict Stuart, Cardinal Duke of York, at the Pontifical Scots College, Rome. During their recent visit to Rome, on November 30th, the feast of St Andrew, Patron Saint of Scotland, Their Royal Highnesses the Duke and Duchess of Gloucester visited the Pontifical Scots College. Among the various events of the visit, the Duke of Gloucester unveiled a reproduction of the coat of arms of Henry Benedict Stuart, Cardinal Duke of York, painted by Marco Foppoli (AIH) and donated by the artist with the consent of the Cardinal Henry Stuart Society of Rome, who own the original painting, which joins several Stuart portraits in decorating the new lecture theatre dedicated to the Cardinal Duke of York. The reproduction of the coat of arms of the last descendant of the Royal House of Stuart, of England, Scotland, Ireland and Wales, who lived and died in Rome, was appreciated by HRH the Duke of Gloucester who said he was honored to inaugurate the arms of his "Cousin". HRH The Duke of Gloucester unveils the restored arms of Cardinal York painted by Marco Foppoli (AIH) at the Pontifical Scots College, Rome. 30 November 2012
 
http://www.flickr.com/photos/ukinholysee/8235059867/
 
I Duchi di Gloucester inaugurano lo stemma del Cardinale Enrico Stuart al "Pontifical Scots College" di Roma. Durante la recente visita romana delle LL.AA.RR. il Duca e la Duchessa di Gloucester, il 30 novembre, giorno di S. Andrea, hanno visitato il Pontifical Scots College di Roma. Tra le varie iniziative della visita i Duchi di Gloucester hanno scoperto una riproduzione dello stemma del Cardinale Enrico Benedetto Stuart, Duca di York dipinto da Marco Foppoli (AIH) e donato dall'araldista in accordo con il Comitato del Cardinale Enrico Stuart di Roma al Pontifical Scots College che ha dedicato alla memoria del Cardinale di York la sala conferenze del Collegio. La riproduzione dello stemma dell'ultimo discendente della Casa Reale degli Stuart d'Inghilterra, Scozia e Irlanda - che visse e morì a Roma -, è stato apprezzato da S.A.R. il Duca di Gloucester che si è detto onorato di inaugurare lo stemma di suo "Cugino".

Istituto del Sacro Romano Impero.





martedì 4 dicembre 2012

Beato Imperatore Carlo.


 
Roberto Jonghi Lavarini Vi invita a partecipare alla presentazione del libro sul Beato Carlo d'Asburgo, ultimo Imperatore erede del Sacro Romano Impero. Interverrà Sua Altezza Imperiale l'Arciduca Martino d'Austria-Este.

Carlo d'Asburgo, l'ultimo Imperatore. Presentazione del libro: "Carlo d'Asburgo, l'ultimo Imperatore". Martedì 4 dicembre 2012, ore 18.00 sala Maria Teresa, Milano, via Brera 28. Martedì 4 dicembre, Ore 18.00 nella sala Maria Teresa della Biblioteca Nazionale Braidense, a Milano in via brera 28 viene presentato il volume "Carlo d'Asburgo, l'ultimo Imperatore" di Roberto Coaloa. Ne discutono con l’autore Giorgio Mosci, (editore Il Canneto di Genova), Monsignor Arnaldo Morandi, l’Arciduca Martino d'Austria-Este (nipote dell'ultimo Imperatore), Marco Carminati, Giorgio Galli, Martino Negri e Igor Sibaldi. Il «gentiluomo europeo», profeta di pace nella Grande guerra. L’avvento al trono di Carlo, ultimo imperatore dell’Austria-Ungheria, rappresenta l'atto finale di una epopea secolare finalmente restituita al valore che ebbe sulla Grande Guerra. La fine dell’Austria Felix è preludio dei fatali totalitarismi del Novecento e chiude per sempre l’era più feconda della Vecchia Europa. Carlo fu un progressista, nonché moderno, rispetto a suo prozio Francesco Giuseppe. Fu il primo tra i sovrani europei ad installare i telefoni nel suo palazzo imperiale per le comunicazioni interne, il primo a guidare l’automobile, il primo a volare su un aeroplano. L’ultimo imperatore fu straordinariamente attuale anche nei rapporti con la moglie, l’imperatrice Zita, che trattò da pari a pari, impensabile per l’epoca. Un personaggio moderno, ma dalle radici antiche, quasi medievali, legate ad un atavismo di santi e cavalieri, che non facilitò l’imperatore nelle relazioni con la cinica diplomazia europea e americana d’inizio Novecento. Cresciuto in un ambiente in cui la parola data aveva un senso profondo, per il «gentiluomo europeo» era inconcepibile, ad esempio, il fatto che Miklós Horthy non mantenesse la propria parola. O che un uomo del suo entourage come il ministro degli esteri, Ottokar Czernin, approfittasse di un suo malessere per fargli firmare una dichiarazione.

mercoledì 28 novembre 2012

"Storia ed Iconografia di Famiglie Nobili"

Centro Studi Araldici di Arcisate

Letti per voi: Storia ed Iconografia di Famiglie Nobili e Nobilitate (Prof. Vito Caterini).

A ottobre del 2011 abbiamo già avuto modo di presentare brevemente il lavoro di Vito Caterini, che ora abbiamo anche potuto consultare.
L’autore

Vito Caterini di Castel di Mirto è nato ad Avellino nel 1950, si è laureato in medicina a Siena dove si è trasferito, specializzandosi in cardiologia, malattie vascolari e malattie respiratorie. Cultore delle tradizioni familiari e dell’araldica è Gran Maestro del Supremo Ordine del Dein di Aghor ed è già autore di “Raccolta di Casate e di Iconografie”.
Contenuto

Il volume si presenta come un repertorio storico-nobiliare con stemma, cenni storici e di norma stralci di genealogia di 55 casati.
Struttura

Una breve introduzione illustra i criteri che hanno guidato la compilazione, improntati sulla libera adesione dei casati censiti, cui è delegata anche la responsabilità delle informazioni storico-nobiliari-araldiche fornite, senza pretese di completezza. A completare l’introduzione alcuni cenni di storia dell’araldica.
Ad aprire l’elenco delle famiglie censite tre casati sovrani: i Bagrationi Gruzinski (sotto il cui patronato l’opera è pubblicata), i Grimaldi di Monaco e i Savoia.
L’elenco delle “Famiglie Nobili e Nobilitate” invece comprende le famiglie: Abagnara, Aliprandi, Barbaccia Viscardi, Bonventre, Bresolini, Bruno di Clave Sana, Calliero – Giacone, Canelles, Carfì di Serra Rovetto Boscopiano, Caterini di Vaglio, Caterini di Castel di Mirto, Caterino, Caravolo, Colleoni, Comneno d’Otranto, Confessore, Crociani Baglioni, D’Arasmo, De Anna, De Bellis, Della Gatta, Di Giorgio, Eibenstein, Fiumicelli, Ganassini di Camerati, Giudici, Gomes, Jonghi Lavarini, La Torre, Lenarduzzi, Lo Monaco, Lovato, Lucarelli, Lupis Macedonio, Marrocco di Charleroi, Millesoli, Modulo Morosini, Pastore, Pensa, Pozzi Sacchi di Santa Sofia, Raddino, Rizzo dei Ritiis, Romei Longhena, Russo di Corte in Piano, Sacchi, Sancassani, Tabili, Torcivia, Tranfo, Turchetti, Zanardi Landi, Zoia.
Il volume si conclude infine con un contributo sul “La legittimità della dinastia Georgiana del Principe Nugzar Bagrationi”.
Caratteristiche

Il volume è un tributo affettuoso ad una disciplina cara all’autore il quale ha delegato molto agli esponenti delle famiglie censite che hanno dato la propria adesione all’iniziativa; ciò ha determinato una certa disomogeneità nell’impostazione dei profili delle famiglie, nelle caratteristiche e nella qualità dell’apparato iconografico, lasciando spazio anche all’agiografia dei casati. Queste caratteristiche se possono essere considerate dei limiti dal punto di vista dello storico e dell’esteta, costituiscono anche il punto di forza dell’opera che raccoglie e propone anche stemmi ed informazioni che difficilmente trovano spazio altrove, il tutto in un contesto stilistico caratterizzato dalla genuina passione del curatore e degli esponenti dei casati che hanno curato i diversi contributi (Raffaele Coppola).
“Storia ed Iconografia di Famiglie Nobili e Nobilitate”,
di Vito Caterini, Casa Editrice NordSud, 2011, formato 17X24 cm, 200 pp, 45.00 €

martedì 27 novembre 2012

Cristina Jonghi Lavarini.

Stemma personale della Baronessa Dott. Cristina Emma Maria Jonghi Lavarini (figlia del Comm.Dott. Cesare Giovanni e della Contessa Dama Dott. Alda Ganassini di Camerati), Volontaria della Croce Bianca di Milano, Dirigente d'Azienda ed appassionata fotografa. Nella foto con Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele IV, Duca di Savoia e Principe di Napoli, Capo della Real Casa.



Stemmi Jonghi Lavarini a Milano.



Stemmi di famiglia presenti nella storica plazzina "fraterna" milanese (costruita nei primi anni del 1900) e nella casa privata del Nob.Arch. Edmondo Maria Jonghi Lavarini di Baio dei Baroni di Ornavasso.


Santa Messa per la Regina Elena.

 
Santa Messa a Milano per la Regina Elena di Savoia
organizzata dall'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro



lunedì 26 novembre 2012

Stemma Matrimoniale Jonghi Lavarini.



Antico Stemma Matrimoniale Jonghi Lavarini del Barone Giovanni Generoso Bartolomeo Jonghi von Urnavas, Ingegnere Idraulico e Capitano del Regio Esercito Sabaudo e della Nobile Marietta (Maria Caterina Virginia) Lavarini. Lo stemma si trova, sopra il camino, nella storica casa di famiglia ad Ornavasso, di Filippo Giuseppe Maria Besana, figlio del Professor Francesco (Medico Dermatologo) e della Baronessa Maristella Jonghi Lavarini.
 

mercoledì 21 novembre 2012

Associazione Internazionale della Nobiltà Germanica.



Il Nob.Cav.Dott. Roberto Jonghi Lavarini, Freiherr von Urnavas, Delegato per l’Italia della Walser Uradel Kulturverein, per i suoi meriti culturali nei confronti dalla Internationaler Adelsverband (Associazione Internazionale della Nobiltà Germanica), ha ricevuto la Kommandekreuz (Commenda) dell’Adler Orden (Ordine dell’Aquila di Prussia) da Frèderic Prinz von Anhalt.

SMOM: il Gran Maestro a Milano.

Dal 22 al 24 ottobre, Sua Altezza Eminentissima Frà Matthew Festing, accompagnato da S.E. il Gran Cancelliere Jean Pierre Mazery, dall’Ambasciatore Giulio Di Lorenzo Badia, e da alcuni Dignitari dell’Ordine, ha visitato la Delegazione di Lombardia e si è incontrato con le Autorità cittadine. Durante il breve soggiorno milanese, dopo il saluto nella Sede Delegatizia del Delegato Barone Guglielmo Guidobono Cavalchini, del Consiglio e dei Collaboratori nelle numerose attività che l’Ordine svolge a Milano: CISOM, Corpo Militare, il Gran Maestro ha incontrato il Sindaco della Città, Avv. Giuliano Pisapia. Nel corso del ricevimento offerto dalla Delegazione agli illustri Ospiti, al circolo Società del Giardino, il Gran Maestro ha incontrato S.E. il Prefetto della Provincia di Milano Gian Valerio Lombardi, Il Comandante interregionale dei Carabinieri, Gen. di C.A. Antonio Girone, e molte altre Personalità. Sua Altezza ha partecipato alle celebrazioni liturgiche nei luoghi più significativi della Chiesa Ambrosiana: presso la tomba di San Carlo Borromeo, nel Duomo, con la S.Messa officiata da S.E. Mons. Angelo Mascheroni, Cappellano Conventuale ad Honorem e nella Basilica di S. Ambrogio, nella concelebrazione presieduta dall’Abate, S.E. Mons. Erminio De Scalzi, con il Cappellani della Delegazione. Presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Fra Matthew Festng ha ricevuto il Premio “Matteo Ricci”, conferitogli dal Senato accademico, ed ha tenuto una apprezzatissima lezione sull’attualità dell’Ordine di Malta nel Mondo, rivolta agli Studenti dell’Ateneo. Il Gran Maestro si è poi recato alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana e, accompagnato dal Rev. Don Alberto Rocca, dottore dell’Ambrosiana, ha visitato l’importante pinacoteca e la prestigiosa biblioteca, quindi a Santa Maria delle Grazie ha potuto intrattenersi in contemplazione del Cenacolo Vinciano. Prima di lasciare la Città, fra Matthew si è recato all’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, dove sono accolti molti Signori Ammalati assistiti dai Confratelli della Delegazione, in particolare nel reparto dei bambini, affetti da gravi deficienze psichiche. Qui opera un Gruppo che si occupa dell’assistenza dei piccoli “for Santina and Children in need”, che promuove e sovvenziona una particolare terapia, Clown therapy, di cui è stata data da una breve dimostrazione.

Claudio Savoldi Bellavitis.

Il Conte Claudio Savoldi Bellavitis d'Urcei,
Maestro Jazzista di fama internazionale.


Claudio Savoldi Bellavitis in arte "Klaus" è un compositore, cantante e pianista E' stato definito il "Burt Bacharach italiano". Nel 1988 è stato il primo italiano a laurearsi alla Berklee College of Music di Boston.

Da allora ha lavorato come direttore d'orchestra per musica da film, jingle e documentari, collaborando con la Boston Film and Video, Maurizio Nichetti, Titanus Film, Mediaset, i Fratelli La Bionda, Luca Jurman. Ha suonato all'estero in numerosissime occasioni, con ripetuti ingaggi a Boston, Salt Lake City e Las Vegas; ha insegnato al Conservatorio Verdi di Milano.

Insieme allo zio fonda Europa Radio 88.3, la prima radio italiana a trasmettere jazz 24h su 24, in seguito venduta alla rinomata Dj Jazz Elda Botta. Nel 1992 Claudio ha una fortunata parentesi come imprenditore nel settore dell'informatica, diventa partner di Galactica, lo storico internet provider italiano, contribuendo tra i primi ad aprire il mercato italiano a Internet. Oggi, oltre alla carriera artistica, si occupa per pura passione della direzione artistica di jazz club esclusivi milanesi, alcuni storici e altri nuovissimi, come il Santa Tecla, Ca' Bianca, Grand Visconti Palace, Duke Lunge, Light Restaurant, Le scimmie ecc.

Nell'ultimo album pubblicato (Jazz for Sale, 2008) Claudio si racconta attraverso godibilissimi brani originali dalla forte impronta jazz mainstream. L'album è stato registrato a Bergamo presso il Cavò Studio e a Las Vegas al Digital Insight Recording; la sezione ritmica è formata da Claudio Pozzi (piano), Geppo Spina (chitarra) Tullio Ricci (sax), Massimo Ciaccio (basso), Michele Salgarello (batteria). A cui si aggiungono importanti nomi italiani e stranieri come special guests. Collaborazioni artistiche e Special Guests progetto "Jazz for Sale": Fabrizio Bernasconi (piano), Alberto Bollettieri (trombone), Walter J. Blanton (tromba: storico trombettista di Frank Sinatra che ha suonato con Elvis Presley, James Brown, i Temptations e ancora oggi suona con Tony Bennett e Frank Sinatra Jr.), Marco Bianchi (armonica cromatica), Gigi Cifarelli (chitarra), Paolo Favini (sax), Daniela Ferrari (voce), Samantha Iorio (voce, segretaria personale di Mario Biondi), Davide Logiri (hammond), Gendrickson Mena (tromba), Ermanno Principe (voce), Gary Queen (chitarra: collaborazioni con Bill Crosby, Pavarotti e innumerevoli musical), Paolo Tomelleri (clarinetto), Mike Tracy (sax) e Beatrice Zanolini (voce).

Altre colaborazioni artisitche:

Phil DeGreg, Andrew Fawcett, Hilary Kramer, Greg Bosler, John Nassham, Mario Rusca, Marco Panascia, Manomanuche, Tony Arco, Massimo Scoca, Lucio Terzano, Roberto Piccolo, Maurizio Lauzi, Luigi Gungui, Rudy Migliardi, Antonella Mazza, Carlo Bagnoli, Marco Volpe, Luciano Milanese, Giulio Visibelli, Eva Simontacchi, Paolo Alderighi, Antonello Molinari, Alberto Bonacasa, Alberto Barattini, ecc.
FORMAZIONI & PROGETTI
"CHANGE" Progetto di brani originali dedicato al padre Cesare Savoldi, accompagnato da un Quintetto con Fabrizio Bernasconi - piano, Marco Brioschi - tromba, Gianmaria Scattolin - chitarra elettrica, Marco Mistrangelo - Basso, Tommaso Bradascio - batteria e la Lot of Sympathy Orchestra di cu fa parte il quartetto d'archi Archimia (che ha accompagnato Gino Vannelli durate il tour italiano).

"JAZZ FOR SALE": voce più quartetto - quintetto, con Tullio Ricci (sax), Claudio Pozzi (piano), Giampiero Spina (chitarra), Massimo Ciaccio (basso) e Michele Salgarello (batteria). da cui il progetto discografico "Jazz for Sale" prodotto dalla Scarano Productions

"TRIBUTE TO SINATRA", big band da 15 fino a 30 elementi, arrangiamenti Paolo Favini

"TE LO STENDO IO LO STANDARD" trio più voce, Davide Logiri - piano, Luigi Lavermicocca - basso, Mena Gendrickson - tromba

"BERKLEE COLLEGE OLD BOYS" quartetto più voce (Mario Rusca - piano, Lucio Terzano - basso, Giulio Visibelli - sax, Tony Arco - batteria)

"JAZZ FACTOR", in duo piano, voce con Ermanno Principe - voce, chitarra e batteria

"PIANEGGIANDO VOCALMENTE", in duo con Marco Detto - piano
"PIANO ZEN", piano solo "zen", piano mantra, vocal new age / jazz. Da cui il progetto discografico "What if Erick Satie met Keith Jarrett" prodotto dalla Italian Way Music.

Nicolò Cavalchini.

Il Nobile Maestro Musicista
Nicolò Guidobono Cavalchini Garofoli,
Barone del Sacro Romano Impero
ed Artista di fama internazionale.

Nasce a Milano il 18 agosto di 27 anni fa. Ultimo di otto fratelli, si distingue per le sue attitudini musicali cominciando molto presto a scrivere testi e a comporre brani. Pur seguendo la sua vera passione per il canto e la composizione, non tralascia gli studi e, dopo essersi diplomato al liceo scientifico, si laurea in giurisprudenza all’Università degli studi di Milano. Dotato di spiccata sensibilità artistica e passione traduce in musica le esperienze della vita di un giovane dei nostri giorni. Si specializza alla Scuola di alto perfezionamento musicale di Saluzzo ed inizia la sua carriera professionale collaborando con i migliori musicisti. In particolare si segnala la partecipazione al programma “La Notte Vola” su Canale 5 come corista e assistente del maestro Lucio Fabbri col quale instaura una forte amicizia e collaborazione nel periodo di lancio di artsti come Paolo Meneguzzi e Dolcenera. Ha partecipato come corista del programma televisivo “Sei un mito” condotto da Teo Teocoli e Roberta Capua e alla realizzazione dell’Inno ufficiale della Juventus F.C. cantato da Paolo Belli. Come autore ha adattato il testo italiano del successo francese “T’es pas cap Pinocchio” prodotto da Bruno Berredi, uno dei più grandi produttori francesi per Lavista e distribuito da EMI Music, e ha scritto la canzone “Ma chi me lo fa fa’”per Lu Colombo. Con De Agostini Editore ha realizzato le colonne sonore del DVD “I Misteri di Marte” e tuttora collabora con la società di produzione video Cinehollywood. Organizza eventi e serate musicali di cui cura personalmente sia la parte artistica che organizzativa per enti, società e privati tra cui si segnalano la Federazione Internazionale di Motonautica, Hermes Italia, l’Associazione Ricerca Trapianti (con la collaborazione dei comici Aldo, Giovanni e Giacomo), Banca Esperia (con Alba Parietti). Appassionato di sport pratica a livello agonistico calcio, sci e tennis.