La nascita dell’ASNI e le nuove prospettive dell’aristocrazia italiana
La recente costituzione dell’Associazione Storica della Nobiltà Italiana (da qui in poi ASNI) rappresenta, a parer mio, un elemento completamente nuovo nell’ambito dell’aristocrazia italiana, elemento che avvicina agli scenari europei.
Già a partire dal comunicato stampa affidato all’Ansa si chiarisce che l’ASNI si pone come un’associazione unica e diversa, non volta a lontani revanscismi o a nostalgie di privilegi oggi irripetibili.
Una nobiltà non più oziosa o fondata sull’idea del Privilegio, una nobiltà che nelle parole del Marchese Marco Lupis Macedonio Palermo di Santa Margherita – una carriera come inviato speciale e reporter di guerra per i maggiori media nazionali, e segretario generale dell’associazione, nella foto sottostante – oggi è “sostanzialmente un onere che pesa sulle spalle di ognuno di noi. Un insieme di principii, valori ed educazione che sempre ci spingono a dare il massimo. Una nobiltà che per questo deve ritrovare il suo spirito di servizio e nella cultura e nel sociale, lo stesso spirito che, spesso ma non sempre, animava i nostri antenati quando l’aristocrazia aveva un ruolo nella gestione della vita pubblica. Dobbiamo e vogliamo ritrovare quello spirito. Uno spirito che deve necessariamente riflettersi in atti pratici come, ad esempio, l’organizzazione di una serata-evento per la legalità con l’associazione Addio Pizzo che avrà luogo a Messina in settembre”.
Questa è l’ASNI, un associazione che, come dice il Presidente Duca Ugone Spinelli Barrile di Marianella, “rappresenta in modo trasversale l’insieme degli esponenti della vera nobiltà storica del nostro paese, per il semplice motivo che i suoi associati sono già oltre 1.500 e costituiscono un campione assolutamente maggioritario del corpo nobiliare autentico italiano, che ammonta a non più di 2.000-2.500 famiglie. Quando dico autentico intendo i discendenti delle famiglie nobili e storiche che sono presenti nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana da oltre un secolo edito dal Collegio Araldico sotto la scientifica supervisione del Corpo della Nobiltà Italiana, unici organismi oggi affidabili in materia di nobiltà autentica e storica”.
Un’associazione che si pone come il vero “quid novum” nel rappresentare ciò che oggi è la vera nobiltà italiana.
Una realtà fatta da persone, uomini e donne, che lavorano e che ogni giorno contribuiscono alla vita della collettività; persone che vogliono ancora essere protagoniste non in base a privilegi che appartengono ad un altro millennio ma grazie alla tutela, alla diffusione ed alla valorizzazione di un patrimonio storico, culturale, artistico che, basti pensare ai capolavori artistici che nei secoli sono stati commissionati dalle famiglie aristocratiche, non ha eguali e non può essere accantonato.
Un patrimonio che deve però essere difeso tanto dal trascorrere del tempo perché non venga dimenticato quanto da chi ogni giorno lo ridicolizza, troppo spesso con l’aiuto di molti media, e lo deturpa. Per comprendere tale fenomeno basti pensare ai tanti personaggi che godono di successo popolare storpiando l’idea di nobiltà, nobiltà che millantano di possedere: marchesi “express”, improbabili conti con improbabili parlate oltre ad una discretissima schiera di finti principi che popolano la tv ed il web.
In tal senso l’ASNI, che già si proporrà come megafono per dare una voce unitaria ai suoi soci in modo che gli stessi possano sia tutelare al meglio se stessi qualora certi “fenomeni” si avvalessero di cognomi o parentele non veritiere, sia indicare a tutti come certe persone niente hanno da spartire con la nobiltà ma anzi siano ad essa antitetici con la loro falsità e cialtroneria – il cui unico risultato non può essere che un grave danno all’immagine degli aristocratici italiani.
In conclusione auspico che il lettore sappia comprendere che ho ritenuto dedicare questa mia riflessione all’ASNI non per parlare dell’ennesimo circolo nobiliare autoreferenziale, ma per pro proporre e far conoscere una realtà nuova di aristocratici italiani che, senza remore, vogliono certamente vedere rispettate le loro origini ed il loro retaggio ma non pensano a privilegi di altre epoche: proponendo invece le proprie tradizioni personali e familiari come una enorme fonte di arricchimento culturale e spirituale per l’intera società.
Federico Sagramoso
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