lunedì 3 novembre 2014
mercoledì 22 ottobre 2014
mercoledì 1 ottobre 2014
Aquila Imperiale al Conte Crociani.
Per i suoi indiscutibili meriti culturali internazionali in difesa della tradizione europea e cristiana, il Conte Cavaliere di Gran Croce Prof. Fernando Crociani Baglioni, patrizio romano, Cavaliere di Grazia e Devozione del Sovrano Militare Ordine di Malta e dignitario di diversi ordini cavallereschi, ha recentemente ricevuto la prestigiosissima onorificenza spagnola della Gran Croce dell'Ordine Imperiale di Carlo V.
giovedì 25 settembre 2014
lunedì 8 settembre 2014
Articolo di Federico Sagramoso.
La nascita dell’ASNI e le nuove prospettive dell’aristocrazia italiana
Scritto da Federico Sagramoso il 7 luglio 2014.
Argomenti: Approfondimenti in evidenza, Cappa e Penna, Hot News, Le Inchieste
Argomenti: Approfondimenti in evidenza, Cappa e Penna, Hot News, Le Inchieste
La recente costituzione dell’Associazione Storica della Nobiltà Italiana (da qui in poi ASNI) rappresenta, a parer mio, un elemento completamente nuovo nell’ambito dell’aristocrazia italiana, elemento che avvicina agli scenari europei.
Già a partire dal comunicato stampa affidato all’Ansa si chiarisce che l’ASNI si pone come un’associazione unica e diversa, non volta a lontani revanscismi o a nostalgie di privilegi oggi irripetibili.
Una nobiltà non più oziosa o fondata sull’idea del Privilegio, una nobiltà che nelle parole del Marchese Marco Lupis Macedonio Palermo di Santa Margherita – una carriera come inviato speciale e reporter di guerra per i maggiori media nazionali, e segretario generale dell’associazione, nella foto sottostante – oggi è “sostanzialmente un onere che pesa sulle spalle di ognuno di noi. Un insieme di principii, valori ed educazione che sempre ci spingono a dare il massimo. Una nobiltà che per questo deve ritrovare il suo spirito di servizio e nella cultura e nel sociale, lo stesso spirito che, spesso ma non sempre, animava i nostri antenati quando l’aristocrazia aveva un ruolo nella gestione della vita pubblica. Dobbiamo e vogliamo ritrovare quello spirito. Uno spirito che deve necessariamente riflettersi in atti pratici come, ad esempio, l’organizzazione di una serata-evento per la legalità con l’associazione Addio Pizzo che avrà luogo a Messina in settembre”.
Questa è l’ASNI, un associazione che, come dice il Presidente Duca Ugone Spinelli Barrile di Marianella, “rappresenta in modo trasversale l’insieme degli esponenti della vera nobiltà storica del nostro paese, per il semplice motivo che i suoi associati sono già oltre 1.500 e costituiscono un campione assolutamente maggioritario del corpo nobiliare autentico italiano, che ammonta a non più di 2.000-2.500 famiglie. Quando dico autentico intendo i discendenti delle famiglie nobili e storiche che sono presenti nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana da oltre un secolo edito dal Collegio Araldico sotto la scientifica supervisione del Corpo della Nobiltà Italiana, unici organismi oggi affidabili in materia di nobiltà autentica e storica”.
Un’associazione che si pone come il vero “quid novum” nel rappresentare ciò che oggi è la vera nobiltà italiana.
Una realtà fatta da persone, uomini e donne, che lavorano e che ogni giorno contribuiscono alla vita della collettività; persone che vogliono ancora essere protagoniste non in base a privilegi che appartengono ad un altro millennio ma grazie alla tutela, alla diffusione ed alla valorizzazione di un patrimonio storico, culturale, artistico che, basti pensare ai capolavori artistici che nei secoli sono stati commissionati dalle famiglie aristocratiche, non ha eguali e non può essere accantonato.
Un patrimonio che deve però essere difeso tanto dal trascorrere del tempo perché non venga dimenticato quanto da chi ogni giorno lo ridicolizza, troppo spesso con l’aiuto di molti media, e lo deturpa. Per comprendere tale fenomeno basti pensare ai tanti personaggi che godono di successo popolare storpiando l’idea di nobiltà, nobiltà che millantano di possedere: marchesi “express”, improbabili conti con improbabili parlate oltre ad una discretissima schiera di finti principi che popolano la tv ed il web.
In tal senso l’ASNI, che già si proporrà come megafono per dare una voce unitaria ai suoi soci in modo che gli stessi possano sia tutelare al meglio se stessi qualora certi “fenomeni” si avvalessero di cognomi o parentele non veritiere, sia indicare a tutti come certe persone niente hanno da spartire con la nobiltà ma anzi siano ad essa antitetici con la loro falsità e cialtroneria – il cui unico risultato non può essere che un grave danno all’immagine degli aristocratici italiani.
In conclusione auspico che il lettore sappia comprendere che ho ritenuto dedicare questa mia riflessione all’ASNI non per parlare dell’ennesimo circolo nobiliare autoreferenziale, ma per pro proporre e far conoscere una realtà nuova di aristocratici italiani che, senza remore, vogliono certamente vedere rispettate le loro origini ed il loro retaggio ma non pensano a privilegi di altre epoche: proponendo invece le proprie tradizioni personali e familiari come una enorme fonte di arricchimento culturale e spirituale per l’intera società.
Federico Sagramoso
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Articolo decisamente interessante...
Della Gherardesca, Licata e Aguet: i nobili rivogliono indietro terre e tasse medievali
Dalla Toscana alla Sicilia, sempre più eredi di famiglie dal sangue blu rispolverano leggi antiche per reclamare diritti su terreni e chiedere indietro presunte "gabelle" non versate. L'Associazione storica della nobiltà italiana: "La crisi? L'abbiamo sentita moltissimo. Nobiltà non fa necessariamente rima con benessere economico: mantenere i castelli costa, quelli di noi che non hanno investito bene ora sono in difficoltà"
Anni e anni di silenzio arroccati nei propri “castelli”. Adesso l’arrembaggio ai gioielli di famiglia per troppo tempo dimenticati. Molti nobili stanno con sempre più frequenza rivendicando diritti su terreni o antichi possedimenti riconducibili – dicono loro – ai propri avi. Colpa anche della crisi? Potrebbe essere. L’Asni, Associazione storica della nobiltà italiana che tra i nobili conta circa 1.500 iscritti (“le famiglie nobili in tutta Italia sono circa 3 mila”), sottolinea: “La crisi l’abbiamo sentita moltissimo – conferma il segretario generale Marco Lupis (all’anagrafe Lupis Macedonio Palermo dei principi di S. Margherita Marchese don Marco) – in proporzione forse anche in maniera maggiore rispetto ad altre categorie. Ovviamente nessuno di noi muore di fame: quei nobili che però non sono stati lungimiranti adesso si trovano in difficoltà“. E si industriano: conti che rivendicano terreni o castelli dell’Ottocento, eredi di principi o granduchi che cercano di far valere contratti di origine medievale, discendenti di famiglie feudali che da un giorno all’altro spuntano fuori vantando diritti su antichi terreni: la cronaca degli ultimi mesi è ricca di simili episodi.
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Donoratico, il conte della Gherardesca rivuole metà paese
A riaccendere i riflettori sulle richieste della nobiltà è stato nei giorni scorsi il conte Walfredo Della Gherardesca. Il 77enne, residente a Donoratico (Li), ha chiesto infatti nuovamente di rientrare in possesso dei circa 350 ettari di terreni che a metà Ottocento i Della Gherardesca avevano “affittato” alla comunità locale. La questione sarà affrontata dal tribunale di Lucca (la prima udienza è in programma il 31 ottobre): “Se il giudice desse ragione al conte perderemmo metà del paese” hanno tagliato corto dall’amministrazione locale. “La richiesta del conte? Legittima, ma un po’ anacronistica” dichiara Lupis.
A riaccendere i riflettori sulle richieste della nobiltà è stato nei giorni scorsi il conte Walfredo Della Gherardesca. Il 77enne, residente a Donoratico (Li), ha chiesto infatti nuovamente di rientrare in possesso dei circa 350 ettari di terreni che a metà Ottocento i Della Gherardesca avevano “affittato” alla comunità locale. La questione sarà affrontata dal tribunale di Lucca (la prima udienza è in programma il 31 ottobre): “Se il giudice desse ragione al conte perderemmo metà del paese” hanno tagliato corto dall’amministrazione locale. “La richiesta del conte? Legittima, ma un po’ anacronistica” dichiara Lupis.
Serradifalco, i discendenti del principe rispolverano l’enfiteusi 40 anni dopo
A fine 2013 è scoppiato un caso per certi versi simile a Serradifalco (Caltanissetta), comune di circa 6 mila abitanti nel cuore della Sicilia. A rivendicare i propri diritti sono stati due eredi del principe Antonio Licata di Baucina. A 40 anni dall’apertura del testamento, i signori Biagio e Francesco – riportava a febbraio da Il Giornale di Sicilia – hanno citato in giudizio il Comune “per ottenere le indennità di esproprio dei terreni su cui sono state realizzate opere pubbliche”. Secondo i due eredi in passato sarebbero stati indennizzati soggetti che non ne avrebbero avuto titolo. La stirpe Licata di Baucina – è la tesi dei discendenti – avrebbe infatti concesso tali terreni “in enfiteusi perpetua” e perciò gli indennizzi di esproprio spetterebbero a loro. In ballo – riferisce La Stampa – ci sarebbero “35 enormi proprietà del Comune, il 20% dell’estensione del paese“. A ciò si dovrebbero aggiungere “decine e decine” di terreni privati. Adesso si chiede un risarcimento milionario: “Pagate o restituiteci i nostri beni”. Il sindaco Giuseppe Maria Dacquì, interpellato da IlFattoQuotidiano.it, spiega: “L’amministrazione è pienamente proprietaria di quei terreni e gli espropri si sono esauriti da più di 20 anni: in ogni caso potremmo far valere l’usucapione”. Poi ironizza: “La rivendicazione degli eredi ha ben poco di nobile: mi sembra più una speculazione“. A quanto si apprende i Licata di Baucina non avrebbero neanche dimostrato “l’esatta trasmissione dei beni di generazione in generazione”. A quanto ammonta il loro valore? “Gli eredi non sono stati in grado di quantificarlo”. Il sindaco giura che “il Comune difenderà gli interessi della collettività con il cuore e con i denti”. Il nuovo appuntamento nell’aula di tribunale è in programma a inizio ottobre.
A fine 2013 è scoppiato un caso per certi versi simile a Serradifalco (Caltanissetta), comune di circa 6 mila abitanti nel cuore della Sicilia. A rivendicare i propri diritti sono stati due eredi del principe Antonio Licata di Baucina. A 40 anni dall’apertura del testamento, i signori Biagio e Francesco – riportava a febbraio da Il Giornale di Sicilia – hanno citato in giudizio il Comune “per ottenere le indennità di esproprio dei terreni su cui sono state realizzate opere pubbliche”. Secondo i due eredi in passato sarebbero stati indennizzati soggetti che non ne avrebbero avuto titolo. La stirpe Licata di Baucina – è la tesi dei discendenti – avrebbe infatti concesso tali terreni “in enfiteusi perpetua” e perciò gli indennizzi di esproprio spetterebbero a loro. In ballo – riferisce La Stampa – ci sarebbero “35 enormi proprietà del Comune, il 20% dell’estensione del paese“. A ciò si dovrebbero aggiungere “decine e decine” di terreni privati. Adesso si chiede un risarcimento milionario: “Pagate o restituiteci i nostri beni”. Il sindaco Giuseppe Maria Dacquì, interpellato da IlFattoQuotidiano.it, spiega: “L’amministrazione è pienamente proprietaria di quei terreni e gli espropri si sono esauriti da più di 20 anni: in ogni caso potremmo far valere l’usucapione”. Poi ironizza: “La rivendicazione degli eredi ha ben poco di nobile: mi sembra più una speculazione“. A quanto si apprende i Licata di Baucina non avrebbero neanche dimostrato “l’esatta trasmissione dei beni di generazione in generazione”. A quanto ammonta il loro valore? “Gli eredi non sono stati in grado di quantificarlo”. Il sindaco giura che “il Comune difenderà gli interessi della collettività con il cuore e con i denti”. Il nuovo appuntamento nell’aula di tribunale è in programma a inizio ottobre.
Circeo, gli eredi del barone pretendono la tassa sulle compravendite
Legato anch’esso a diritti di origine medievale è il caso di San Felice Circeo (Latina), città di 8 mila abitanti del litorale laziale amministrata dal sindaco Gianni Petrucci, ex numero uno del Coni e oggi presidente della Federazione Italiana Pallacanestro (Fip). Al centro della questione gli eredi del barone James Aguet e il “diritto di superficie” che continuerebbe a gravare sui terreni risalenti al loro nobile avo. Diritto che i discendenti del barone sono intenzionati a far valere. La conseguenza? I proprietari delle case costruite su questi terreni, nel caso in cui volessero vendere le abitazioni, dovrebbero corrispondere una somma di denaro agli eredi Aguet. Stesso ritornello nel caso di esproprio. La questione dei “livelli baronali” è arrivata all’attenzione delle cronache circa un anno e mezzo fa: “Gli eredi Aguet – dichiara a IlFattoQuotidiano.it il vicesindaco Egidio Calisi – han ritirato fuori questa ‘gabella’ dopo anni e anni di assoluto silenzio. La questione è estremamente complessa”. Quanto dovrebbe pagare un privato per estinguere il vincolo? “Cifre non trascurabili, parliamo di migliaia di euro”. E quanti sono i terreni? “Non dovrebbero essere molti – spiegano dall’Ufficio comunale Demanio civico – al momento però non abbiamo stime precise”. Calisi ha comunque precisato: “Nessuno dei terreni oggetto della controversia è di proprietà comunale: sono tutte proprietà private”. A quanto riportato nel maggio 2013 dal quotidiano locale LatinaOggi, i lotti interessati dalla vicenda sarebbero ormai divenuti “tra gli appezzamenti di terra di maggior prestigio in tutto il territorio comunale, con abitazioni vendute a cifre milionarie“. La conseguenza? Per l’estinzione del vincolo gli eredi Aguet chiederebbero “migliaia e migliaia di euro”.
Legato anch’esso a diritti di origine medievale è il caso di San Felice Circeo (Latina), città di 8 mila abitanti del litorale laziale amministrata dal sindaco Gianni Petrucci, ex numero uno del Coni e oggi presidente della Federazione Italiana Pallacanestro (Fip). Al centro della questione gli eredi del barone James Aguet e il “diritto di superficie” che continuerebbe a gravare sui terreni risalenti al loro nobile avo. Diritto che i discendenti del barone sono intenzionati a far valere. La conseguenza? I proprietari delle case costruite su questi terreni, nel caso in cui volessero vendere le abitazioni, dovrebbero corrispondere una somma di denaro agli eredi Aguet. Stesso ritornello nel caso di esproprio. La questione dei “livelli baronali” è arrivata all’attenzione delle cronache circa un anno e mezzo fa: “Gli eredi Aguet – dichiara a IlFattoQuotidiano.it il vicesindaco Egidio Calisi – han ritirato fuori questa ‘gabella’ dopo anni e anni di assoluto silenzio. La questione è estremamente complessa”. Quanto dovrebbe pagare un privato per estinguere il vincolo? “Cifre non trascurabili, parliamo di migliaia di euro”. E quanti sono i terreni? “Non dovrebbero essere molti – spiegano dall’Ufficio comunale Demanio civico – al momento però non abbiamo stime precise”. Calisi ha comunque precisato: “Nessuno dei terreni oggetto della controversia è di proprietà comunale: sono tutte proprietà private”. A quanto riportato nel maggio 2013 dal quotidiano locale LatinaOggi, i lotti interessati dalla vicenda sarebbero ormai divenuti “tra gli appezzamenti di terra di maggior prestigio in tutto il territorio comunale, con abitazioni vendute a cifre milionarie“. La conseguenza? Per l’estinzione del vincolo gli eredi Aguet chiederebbero “migliaia e migliaia di euro”.
Nel 2009 la pronipote di Federico II chiedeva indietro Castel del Monte
Nel settembre 2009 era invece saltata all’attenzione delle cronache nazionali la richiesta della principessa Yasmin Aprile Von Hohenstaufen, “discendente di Federico II di Svevia“. Il mirino della nobile puntò su Andria (Bt) e nello specifico sul medievale Castel Del Monte, patrimonio mondiale Unesco: “E’ in stato di estremo abbandono, ne chiedo quindi la restituzione“. L’allora sindaco Vincenzo Zaccaro parlò di “richiesta demenziale”, liquidando l’uscita della principessa a “grande trovata mediatica”. Tre anni più tardi la stessa si sarebbe anche fatta avanti per la reggia di Carditello, nel casertano. A destare scalpore fu anche la richiesta avanzata nel 2007 dai Savoia di rientrare in possesso dei beni che lo Stato aveva confiscato alla famiglia (a cui si sarebbero dovuti sommare 260 milioni di euro come risarcimento per l’esilio).
Nel settembre 2009 era invece saltata all’attenzione delle cronache nazionali la richiesta della principessa Yasmin Aprile Von Hohenstaufen, “discendente di Federico II di Svevia“. Il mirino della nobile puntò su Andria (Bt) e nello specifico sul medievale Castel Del Monte, patrimonio mondiale Unesco: “E’ in stato di estremo abbandono, ne chiedo quindi la restituzione“. L’allora sindaco Vincenzo Zaccaro parlò di “richiesta demenziale”, liquidando l’uscita della principessa a “grande trovata mediatica”. Tre anni più tardi la stessa si sarebbe anche fatta avanti per la reggia di Carditello, nel casertano. A destare scalpore fu anche la richiesta avanzata nel 2007 dai Savoia di rientrare in possesso dei beni che lo Stato aveva confiscato alla famiglia (a cui si sarebbero dovuti sommare 260 milioni di euro come risarcimento per l’esilio).
“I castelli costano, chi non investe è in difficoltà”
L’Asni cerca di far chiarezza sullo stato attuale della nobiltà e sui suoi problemi: “Molti nobili si sono trasformati in imprenditori e quindi hanno continuato a trarre beneficio dalla propria ricchezza. C’è però anche chi non è stato lungimirante e quindi si è trovato in grande difficoltà. Non dimentichiamoci che possedimenti non produttivi come castelli e tenute hanno alti costi di mantenimento”. Lupis però vuole precisare: “Le famiglie nobili che possono vantare un’importante ricchezza si contano ormai sulle dita di una mano. Nobiltà non fa necessariamente rima con benessere economico”. Il futuro della nobiltà? Secondo Lupis essa deve saper stare al passo con i tempi “e non arroccarsi su sé stessa”. Il direttore sottolinea inoltre come sia “ormai soltanto un luogo comune dire che la nobiltà sia conservatrice, di destra e nostalgica della monarchia”.
L’Asni cerca di far chiarezza sullo stato attuale della nobiltà e sui suoi problemi: “Molti nobili si sono trasformati in imprenditori e quindi hanno continuato a trarre beneficio dalla propria ricchezza. C’è però anche chi non è stato lungimirante e quindi si è trovato in grande difficoltà. Non dimentichiamoci che possedimenti non produttivi come castelli e tenute hanno alti costi di mantenimento”. Lupis però vuole precisare: “Le famiglie nobili che possono vantare un’importante ricchezza si contano ormai sulle dita di una mano. Nobiltà non fa necessariamente rima con benessere economico”. Il futuro della nobiltà? Secondo Lupis essa deve saper stare al passo con i tempi “e non arroccarsi su sé stessa”. Il direttore sottolinea inoltre come sia “ormai soltanto un luogo comune dire che la nobiltà sia conservatrice, di destra e nostalgica della monarchia”.
Ma l’Opera di San Giobbe aiuta i nobili sul lastrico
Sulla stessa lunghezza d’onda l’associazione “Vivant” di Torino che si occupa della valorizzazione delle tradizioni storico-nobiliari: “La nobiltà – precisa il presidente Fabrizio Antonielli d’Oulx – non è costituita da un nucleo omogeneo al suo interno. La maggior parte dei nobili ha saputo far fruttare le antiche proprietà di famiglia. Oggi esistono però anche persone che per colpa della crisi non ce la fanno a tirare avanti”. Alcune associazioni possono offrire un aiuto ai nobili in difficoltà: è ad esempio il caso dell’Opera di San Giobbe. L’associazione – si spiega sul sito della Vivant – nacque nel 1946 per aiutare quelle persone che “avendo conosciuto un certo benessere, si trovavano ora in situazione di grande povertà”. L’Opera San Giobbe continua anche oggi a occuparsi di famiglie “un tempo agiate” che però si sono ritrovate “in gravi condizioni finanziarie“: “Ancora adesso l’attuale situazione economica ne fa temere un preoccupante aumento”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’associazione “Vivant” di Torino che si occupa della valorizzazione delle tradizioni storico-nobiliari: “La nobiltà – precisa il presidente Fabrizio Antonielli d’Oulx – non è costituita da un nucleo omogeneo al suo interno. La maggior parte dei nobili ha saputo far fruttare le antiche proprietà di famiglia. Oggi esistono però anche persone che per colpa della crisi non ce la fanno a tirare avanti”. Alcune associazioni possono offrire un aiuto ai nobili in difficoltà: è ad esempio il caso dell’Opera di San Giobbe. L’associazione – si spiega sul sito della Vivant – nacque nel 1946 per aiutare quelle persone che “avendo conosciuto un certo benessere, si trovavano ora in situazione di grande povertà”. L’Opera San Giobbe continua anche oggi a occuparsi di famiglie “un tempo agiate” che però si sono ritrovate “in gravi condizioni finanziarie“: “Ancora adesso l’attuale situazione economica ne fa temere un preoccupante aumento”.
giovedì 26 giugno 2014
Associazione Storica della Nobiltà Italiana - ASNI
Associazione Storica della Nobiltà ItalianaIscritti al Libro d'Oro della Nobiltà ItalianaSegreteria generaleGentile Roberto Jonghi Lavarini,
Finalmente è arrivato il grande giorno!
Dopo diverse settimane di duro lavoro per assicurare la migliore start-up possibile, ecco l'evento che vi avevamo tenuto in serbo: abbiamo dato vita
all'Associazione Storica della Nobiltá Italiana,
l'Associazione della Nobiltá nel Terzo Millennio!
Vi invitiamo tutti a visitare e navigare nel sito dell'ASNI, http://www.asni.it e vi diamo il piú caloroso benvenuto da parte dei Soci Fondatori e del Consiglio di presidenza: Ugone Spinelli Barrile di Marianella, Filippo Bruno di Tornaforte, Filippo Maria d'Aubert, Filippo Vergara Caffarelli, Giovanni Barracco, Gabriele Alliata di Villafranca, Alberto Caracciolo di Marano, Loris Castriota Skanderbegh, Carlo Longo de Bellis, Ettore d'Alessandro di Pescolanciano, Amedeo Miceli di Serradileo, Andrea Nuñez del Castillo, Barberina-Maria Oltrona Visconti Carissimo, Sebastiano Uzielli de Mari, Giuseppe Manzoni di Chiosca e Marco Lupis Macedonio Palermo di Santa Margherita!
L'ASNI prevede diverse categorie di soci:
- I Soci Effettivi (categoria nobiliare), sono esponenti di famiglie nobili iscritte nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, (edito dal 1920 a cura del Collegio Araldico Romano sotto la supervisione scientifica del Corpo della Nobiltà Italiana – CNI) .
- I Soci Corrispondenti, sono esponenti della Nobiltà non italiana; la loro candidatura necessita della presentazione di almeno un socio effettivo.
- I Soci Simpatizzanti, in numero indeterminato, sono i cultori a qualunque titolo delle discipline dell’Associazione Storica della Nobiltà Italiana; la loro candidatura necessita della presentazione di almeno un socio effettivo.
- I Soci Benemeriti, in numero indeterminato, sono persone fisiche, giuridiche o associazioni che contribuiscano in maniera rilevante, con speciali elargizioni o in diverso modo, al conseguimento dei fini sociali dell’Associazione Storica della Nobiltà Italiana.
Per iscriversi: http://www.asni.it/iscriviti.html
Il Direttivo dell'ASNI è qui: http://www.asni.it/il-direttivo.html
Vi segnaliamo anche la nuova pagina facebook, dove vi invitiamo a mettere il vostro "mi piace" : https://www.facebook.com/associazionestoricadellanobilt aitaliana
Vi aspettiamo!
http://www.asni.it/notizie/17-maggio-nasce-lasni- lassociazione-della-nobilta- nel-terzo-millennio Associazione Storica della Nobiltà ItalianaIscritti al Libro d'Oro della Nobiltà ItalianaPalazzo Ferrini-Cini, Piazza di Pietra 26, 00186 RomaCorso di Porta Nuova 32, 20121 MilanoFax +39 06 23314506Cod. Fisc. 97691530154L’Ufficio StampaCOMUNICATO STAMPA17 maggio: nasce l'A.S.N.I.
L'associazione della Nobiltà Italiana nel Terzo Millennio
Un evento storico per tutti i discendenti delle autentiche famiglie storiche della Nobiltà Italiana, quello che il 17 maggio ha visto riuniti presso il Circolo della Caccia, in Largo Fontanella Borghese a Roma, diciassette gentiluomini italiani, che hanno dato vita
all'Associazione Storica della Nobiltà Italiana, in sigla A.S.N.I.
Un'associazione per la Nobiltà Italiana nel Terzo Millennio.
Finalmente, dopo molti decenni nei quali il corpo nobiliare, formato dai discendenti delle vere famiglie storiche italiane (iscritte nel Libro d'oro della Nobiltà Italiana), sembrava essersi in qualche modo "ritirato nell'ombra" della Storia e del nostro Tempo, oggi i Nobili italiani hanno scelto di tornare protagonisti, dando vita a un'associazione che possa rappresentarli efficacemente e dare loro un'unica voce.L'Associazione Storica della Nobiltà Italiana vuole rappresentarli con un'immagine moderna e al passo con i tempi, dimostrando come i discendenti delle famiglie nobili italiane abbiano ancora molto da dire e da proporre al loro Paese.
I Nobili italiani infatti, oggi non vogliono più rassegnarsi a sottostare a quella rappresentazione caricaturale e macchiettistica che i Media, e i luoghi comuni diffusi, hanno troppo spesso contribuito a diffondere.
Oggi i discendenti delle famiglie che - piaccia o non piaccia - hanno fatto la storia dei mille borghi italiani e quindi dell'intera Nazione, vogliono tornare protagonisti e mettersi al servizio della collettività e dell'attualità, dimostrando come essi siano invece - per la stragrande maggioranza - persone moderne, inserite nel mondo del lavoro e delle professioni, che danno il loro contributo giornaliero al progresso della Nazione con umiltà e spirito di servizio, e così vogliono continuare a fare anche e soprattutto attraverso l'A.S.N.I.
E attraverso l'A.S.N.I. dicono basta al proliferare di falsi nobili in tv e sui mezzi di informazione, ai falsi libri nobiliari, agli "istituti araldici" che spacciano titoli truffaldini etc. Al fatto, insomma, che così facendo, una larga parte della storia del nostro Paese, che passa attraverso la storia delle famiglie nobili e storiche, venga stravolta e falsata. Ribadendo quindi che i rappresentanti delle famiglie storiche italiane, la nobiltà italiana, quella vera, quella non "pataccara", quella riunita e rappresentata dall'A.S.N.I., non vuole più restare inerte di fronte al proliferare di falsi, truffe e millantatori.
Per questo lo Statuto dell'Associazione prevede che, per combattere efficacemente il dilagare di falsi, la stessa possa intraprendere azioni legali nei confronti dei responsabili, con possibilità di costituirsi parte civile nei relativi procedimenti, ove ve ne siano i presupposti.
L'Associazione Storica della Nobiltà Italiana, con i suoi quasi millecinquecento iscritti che costituiscono già da adesso una larghissima rappresentanza del corpo nobiliare italiano, non vuole crogiolarsi nella nostalgia di questo o quel pretendente a troni perduti, ma nasce invece perfettamente conscia dell'attuale realtà istituzionale italiana.
La XIV disposizione transitoria e finale della nostra Costituzione, infatti, ha stabilito che"i titoli nobiliari non sono riconosciuti", ma certamente non li ha cancellati dalla Storia, e infatti ha permesso il riconoscimento dei relativi predicati quale "parte del cognome", a rimarcare proprio il legame storico delle famiglie nobili con il Territorio, l'ex feudo, e il predicato territoriale che appunto lo ricorda.Da oggi gli esponenti della Nobiltà nel Terzo Millennio hanno una nuova "Casa"; moderna, ma nel rispetto delle tradizioni, attuale e al passo coi tempi ma nel ricordo della loro eredità morale e storica:
l'Associazione Storica della Nobiltá Italiana
Iscritti al Libro d'oro della Nobiltá Italiana.
Roma, 17 maggio 2014
A.S.N.I. - Associazione Storica della Nobiltá Italiana
Iscritti al Libro d'Oro della Nobiltá Italiana
Palazzo Ferrini-Cini, Piazza di Pietra 26, 00186 Roma
Corso di Porta Nuova 32, 20121 Milano
Per informazioni: info@asni.it
Ufficio stampa: ufficiostampa@asni.it
giovedì 19 giugno 2014
“Deutschen Adel der Alpen”
COMUNICATO UFFICIALE (in lingua italiana).
I rappresentanti di venti tre antiche famiglie delle minoranze etniche e linguistiche germaniche delle Alpi italiane (Cimbri, Mocheni, Sappadini, Saurani e Walser), a tutela delle proprie tradizioni e del proprio specifico patrimonio storico e culturale, ha deciso di unirsi sotto la sigla “Deutschen Adel der Alpen” (Nobiltà Germanica delle Alpi) e di aderire alla “Internationaler Adelsverband” (Associazione Internazionale della Nobiltà, con sede centrale a Francoforte in Germania). La stessa assemblea ha indicato il Nobile Dott. Roberto Jonghi Lavarini Freiherr von Urnavas (Delegato per l’Italia della WUK, Walser Uradel Kulturverein, Associazione Culturale internazionale della Antica Nobiltà Walser, Membro Corrispondente della SGI, Società Genealogica Italiana, e Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro), come proprio rappresentante sia presso la “Tiroler Adler” (Associazione della Nobiltà Tirolese con sede a Brunico, Bolzano) che presso la neonata Associazione Storica della Nobiltà Italiana (ASNI con sede centrale a Roma). Lo stesso Jonghi ha avuto pieno mandato per contattare i rappresentanti delle numerose famiglie storiche, appartenenti a tutte le altre minoranze presenti in Italia, a partire da quelle franco provenzali ed occitane di Piemonte e Valle d’Aosta, per creare un coordinamento, delle sinergie culturali ed anche per concordare una azione congiunta per chiedere il riconoscimento ufficiale da parte della CILANE (Commission d'information et de liaison des associations nobles d'Europee, la più importante associazione nobiliare europea) e l’inserimento nella prossima edizione del Libro d’Oro della Nobiltà Italiana (edito dal Collegio Araldico di Roma).
Dr. Roberto Jonghi Lavarini Freiherr von Urnavas (Delegierter Walser Uradel Kulturverein für Italien, Korrespondierendes Mitglied der Italienisch Genealogical Society und Ritter des Ordens der Heiligen Mauritius und Lazarus) Vertreter der "Deutschen Adel der Alpen".
mercoledì 12 marzo 2014
Ordine dei Santi Contardo e Giuliano
Per perpetrare e ricordare non solo i Personaggi e gli Avi, ma anche i Santi, che hanno contraddistinto la Storia di questa Famiglia, Contardo del Ramo Ducale d’Este, Santo e Protettore di Broni e Giuliano l’Ospitaliere al quale è dedicata la Contea e Signoria della Famiglia d’Este Orioles, esercitando la Fons Honorum, S.A.S. Don Antonino II d’Este Orioles, ha fondato, con proprio Decreto, nell’anno 1860 l’Ordine dei Santi Contardo e Giuliano .
I motivi che spinsero il Duca Antonino II, il giorno 31 Agosto 1860 a fondare e dedicare l’Ordine di Collazione della Famiglia, dedicandolo ai Santi Contardo e Giuliano e ponendolo sotto la Loro Santa Protezione, sono sicuramente da ricercare nelle brevi e sintetiche notizie biografiche, che di seguito si riportano.
San Contardo d’Este
San Contardo nacque a Ferrara nel 1216, primogenito dei principi d'Este, signori della Città. Già nei primi anni della sua giovinezza Contardo sentì la voce di Dio che con forza lo chiamava ad abbandonare le ricchezze terrene e il diritto di successione, per vivere in povertà, pellegrino del Vangelo sulle strade d'Europa, senza un luogo in cui trovare riparo, sull'esempio del Maestro Divino. Il giovane principe, lasciata Ferrara con alcuni compagni, si mise in viaggio verso il Santuario di San Giacomo di Compostela, edificando con la sua fede e semplicità chiunque incontrava. Giunto a Broni (Provincia di Pavia, Diocesi di Tortona), cadde ammalato ed espresse il desiderio di essere ivi sepolto qualora lo cogliesse la morte. E così avvenne il 16 Aprile 1249. Alcuni prodigi impedirono che tutto ciò avvenisse nell'anonimato e rivelarono la santità dello sconosciuto pellegrino (le campane si misero a suonare da sole e splendenti fiammelle si accesero accanto al corpo), suscitando la venerazione dei bronesi che tumularono il santo corpo con tutti gli onori, nella chiesa parrocchiale, già Collegiata, poi eretta in Basilica Minore. San Contardo fu venerato con culto approvato da Papa Paolo V e arricchito di indulgenze da Papa Urbano VIII . La memoria liturgica della salita al cielo è celebrata il 16 Aprile, mentre la memoria della traslazione del corpo all'interno della Basilica Minore di San Pietro Apostolo in Broni è celebrata, con grande concorso di popolo e processione, l'ultimo sabato di Agosto.
San Giuliano
La storia parla di un benestante mercante fiammingo dal carattere duro e vendicativo che un giorno, partito per la caccia, non esita ad uccidere il padre e la madre coricati nel suo letto credendoli la moglie e il suo presunto amante. Dopo questo fatto decide di cambiare vita e di migrare per l'Europa in cerca dei bisognosi; è una vita di preghiera e di espiazione. Dopo anni ed anni di cammino arriva sulle rive del fiume Potenza dove traghetta da una parte all'altra pellegrini e malati di lebbra. La leggenda vuole che un giorno un malato di lebbra stava cadendo dalla sua barca e lui non si tirò indietro dal dargli la mano salvandolo dalle acque; quel lebbroso era il Signore che con quel gesto voleva vedere se Giuliano fosse cambiato in cuor suo. Il reale pentimento, la reale voglia di espiazione e la vita dedicata alla preghiera e ai poveri bisognosi malati lo fecero diventare santo.
E’ noto inoltre, che al Santo Giuliano, è dedicata la Chiesa Patronale fatta costruire dal Conte e Signore di San Giuliano Don Antonino d’Este Orioles nell’anno 1668, nella località di Tortorici, denominata appunto San Giuliano, località che per volere del Vicere di Sicilia, Francesco Maria Caetani Regnante Filippo IV di Spagna è parte delle Titolature Comitali e della quale la famiglia gode Diritto di Signoria.
Il giorno 15 del Mese di Agosto dell’Anno 2010, l’attuale Capo di Nome e d’Arme della Serenissima Casa Ducale e Comitale d’Este Orioles, nella qualità di Gran Maestro, ha reso più attuali ai tempi gli originali statuti, adottando anche l’Uso delle Decorazioni, nelle Classi di Cavaliere di Gran Croce decorato di Collare; Cavaliere/Dama di Gran Croce; Commendatore/Dama di Commenda; Cavaliere/Dama.
Ha altresì istituito quale Gran Maestro, Motu Proprio, per premiare tutte quelle genti o Enti Associativi ed Enti Morali, meritevoli e che si sono distinte nel campo della Filantropia; dell’Assistenza Sociale e della dedizione alle classi meno abbienti, la Medaglia di Merito in unica Classe. L’Ordine, nel rispetto degli Originali Statuti e nelle consuetudini della Famiglia, viene concesso in Rarissimi Casi, attraverso il Decreto Motu Proprio a firma del Gran Maestro.
Sua Altezza Serenissima il Gran Maestro Duca
Don Antonino d'Este Orioles
Diploma di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei Santi Contardo e Giuliano concesso al Nob.Cav.Dott. Roberto Jonghi Lavarini, Walser Freiherr von Urnavas.
lunedì 10 febbraio 2014
Società Genealogica Italiana
SOCIETA’ GENEALOGICA ITALIANA
Italian Genealogicalm Society – Societè Italienne de Genalogie
Comitato Scientifico Editoriale - 2014
Presidente e Fondatore/Founder and President
Il XIII Duca di San Donato/the 13th Duke of San Donato
Membri onorari/Honorary Members
prof. Edoardo A. Lèbano, Professor Emeritus of Italian Department of French and Italian, Indiana University Bloomington, USA
prof. Alfredo Capone, già Ordinario di Storia Contemporanea all'Università degli Studi di Roma Tre, Italia
prof. don Rubén Alberto de Gavaldá y Castro, Dr. H.C., Presidente dell'Instituto Heraldico de Buenos Aires
prof. Hernán Alejandro Olano-García, MSc., PhD., Professore Associato all'Universidad de La Sabana, Bogotà, Presidente dell' Academia Nacional de Heráldica de Colombia
Membri effettivi e corrispondenti/Elected Members and correspondents
conte dott. don Francisco Acedo Fernández Pereira, Duca di Candia, Conte del Sacro Romano Impero, Accademico della Pontificia Accademia Cultorum Martyrum e della Pontificia Accademia Tiberina in Roma (effettivo)
principe don Gabriele Alliata di Villafranca, principe del S.R.I., cav. di Onore e Devozione del S. M. Ordine di Malta (corrispondente)
prof. Antonio Caracciolo, Docente di Filosofia del Diritto all'Università degli Studi La Sapienza di Roma, Italia (corrispondente)
marchese avv.to don Roberto Celentano, barone di Motta della Regina, patrizio di Giovinazzo (effettivo)
conte cav.gr. cr. prof. Fernando Giulio Crociani Baglioni, cav. di Grazia e Devozione del S.M. Ordine di Malta, Presidente dell'Istituto di Studi Storici Beato Pio IX, Membro effettivo del Collegio Araldico (dal 1982) (corrispondente)
nob. dott. Roberto Jonghi Lavarini, Freiherr von Urnavas, Delegato per l’Italia della Walser Uradel Kulturverein (corrispondente)
principe prof. Peter Frankopan, docente di Storia Bizantina all'Università di Oxford , direttore dell' Oxford Centre for Byzantine Research, Oxford (Inghilterra) (corrispondente)
dott. Carlo Longo de Bellis dei marchesi di Laterza, patrizi di Rutigliano e Casamassima (corrispondente)
marchese dott. don Marco Lupis Macedonio Palermo dei principi di Santa Margherita, 13° duca di San Donato, patrizio di Giovinazzo, Docente in Storia della Genealogia e Storia del Diritto Nobiliare al Master Universitario di 1º livello in Scienze Araldiche e Genealogiche, Università di Castel Santagelo – Roma, Membro del Collegio Araldico (dal 1990) (presidente)
barone avv.to Rosario Salvatore Migliaccio di Sanfelice, avvocato ecclesiastico, Membro del Collegio Araldico (1999) (corrispondente)
marchese prof. Giuseppe Parodi Domenichi di Parodi, Presidente dell'Accademia Archeologica Italiana, Genova, Italia (corrispondente)
prof. Sylvie Pollastri, Docente Esterno al Dipartimento di Studi Letterari e Filologici, Università degli Studi della Basilicata (corrispondente)
prof. Roberto Romano, docente di Filologia Bizantina al Dipartimento di Filologia Classica “Francesco Arnaldi”, Università degli Studi di Napoli Federico II (corrispondente)
conte Charles Said-Vassallo dei principi Sayd, fondatore del Libro d'Oro della Melita / Maltagenealogy (Australia) (corrispondente)
barone avv.to Fancesco Decio Scardaccione, nobile patrizio di S.Arcangelo (effettivo)
Membri collaboratori/Contributors
nob. Daniele di Leo-Pata
nobile avv.to Alfredo Petillo
Segretariato - Tesoreria/Secretariat – Treasury
Fax +39 06 23314506
LIBRO d'ORO della NOBILTA' Mediterranea
Famiglie Nobili elencate:
degli Abati, dell'Acaya, Acciaioli, Acciapaccio, Accolti, Acquaviva, Acton, d'Adda, Adilardi, Adorno, d'Afflitto, Agnese, Airoldi, d'Alagno o d'Alagna, Albani, Alberti, Alberti di Bormio, Albertini, degli Albizzi, Aldobrandeschi, Aldobrandini, d'Alemagna, Aleramici, degli Alessandri, d'Alessandro, d'Alesso, Alighieri, Alidosi, Aliprandi, Alliaga Gandolfi, Alliata, Altavilla-Hauteville, Altemps, Altieri, Altieri Albertoni, d'Alena, Álvarez de Toledo, d'Alviano, d'Ambrosio, Amato (d'), Amedeo di Lamporo, Ammirà seu Amirà, d'Amore, Amoretti, d'Ancora, d'Andrea, Andreasi, Andriani di Milano, Andriani di Sondrio, Anelli, Angeloni, Angioini, d'Annunzio, Antonini, d'Appiano d'Aragona de Ayerbis, d'Aquino, d'Aquino di Caramanico, d'Aquino di Taranto, Aragonesi (Bellonidi), Aragona (Trastamara), Arianiti Comneno, Arborea, Arborio Mella, Arcamone, d'Arcano, Arcelli, Archinto, Arcimboldi, Arcoloniani, Arcussia, d'Ardia, Argentero, Arese Lucini, Ariosto, Arnuzzi de' Medici, Asburgo-Lorena, Asburgo-Toscana, Asinari, Assanti, de Athen, Attems, Avagliano o Avigliano, d'Avalos, d'Ayala Valva, d'Ayerbe d'Aragona
Bacallar, Bacio Terracina, Badoglio, Badolato, Bagatti Valsecchi, Ballero, del Balzo, Banchieri, Barbaro, Barbazzi, Barberini, Barbiano di Belgioioso, Barbo, Barbo von Waxenstein, di Bari, Basso della Rovere, Basurto, Bava Beccaris, de Baumont Bonelli, Beccadelli di Bologna, Beccaria di Valtellina, Belgrano d'Argentina, Conti Belgrano, Bellonidi (Aragonesi), Berlingieri, Berlinguer, Bernardini della Massa, Bertola d'Exilles, Besta di Teglio, Bettoni Cazzago, Bevilacqua, Bianchi, Bianchi di San Secondo, Biandrà, Biandrate di San Giorgio, Biglia, Birago, Blagay, Blagay von Ursini, Boarelli, Boboni, Boccapianola, Boiardo, Bologna, Bolognini Attendolo, Bombrini, Bonaccolsi, Bonaccossi, Buonaparte - Bonaparte, Boncompagni Ludovisi, Bon Compagni, Bonelli, Bonito, del Bono, Borbone, Borea d'Olmo, Borea Ricci, Borgazzi, Borghese, Borri, Borromei, Borromeo, Boschetti, Bosquets, Botta, Bottiglia di Savoulx, Bourbon, Brambilla Carminati, Brambilla di Civesio, Brancaccio, Brancalasso, de Brancas, Brancia, Branciforte, de Brandis, Brandolini d'Adda, Braschi, Brignole Sale, Brivio, Broglia, Brondo, Brunas Serra, Brunengo, Bruno di Tornaforte, Bucca d'Aragona, Buglione, Buonarroti, Buondelmonti, Busca, Busca Arconati Visconti, Buschetti
Cadello, Cadorna, Caetani o Gaetani, Caffarelli (ex Negroni), Giudici sovrani di Cagliari, Cagnola, Caimo, Caissotti, Calcagnini, Calcagno, Calvi, Calvi di Bergolo, da Caimo, Camarda, Campanaro Adorno, Campori, Camposampiero, Canalis, Canani, de Candia, Candiano, de Candida, Cantelmo, Canzano (duchi di), Capasso, Capece Aprano, Capece Baraballo, Capece Bozzuto, Capece Galeota, Capecelatro, Capece Latro, Capece Minutolo, Capece Piscicelli, Capece Scondito, Capece Zurlo, Capone, Capponi, Conti di Capraia, di Capua, Caracciolo, Carafa, Carandini, Carandinò, Caravita, Carbone, Carcano, Carcassona (I), Carcassona (II), dalle Carceri, de Cardenas, Carignani, Carlotti, Carminati di Brambilla, Carnevale, di Carpegna, da Carrara, Carrega Bartolini, Carron, Carròs, Carucci (Caruccio), Casali, Casana, Castaldo, Casati, Cassini, Castelbarco, Castelvetro, Castiglioni, Castriota Scanderbeg, Castromediano di Limburg, Castropola, Catemario, Cattaneo della Volta, Cavalcabò, Cavalcanti, Cavaniglia, Cavriani, da Ceccano, Celentano, Cenci, Cenci Goga, Ceriana Mayneri, Cerini, Cesarini, Cesi, Ceva Grimaldi, Challant, Chiabrera, Chiaramonti, Chieppio, Chigi Albani della Rovere, Cicinelli, Cicognara, Cigala o Cicala, Cilea, Cima, Cima della Scala, Cinarchesi di Corsica, Ciocchi dal Monte, Cipriani o Cipriano (di Nicotera), Cisa Asinari di Grésy, Cito Filomarino, Clerici, Collalto, Colleoni, Colloredo, Colonna, Concini, Condulmer, Confalonieri Strattmann, Contrari, Coppola, Coppola di Canzano, Coppola di Gallicchio, Cordara, Cordero di Montezemolo, Cornaggia Medici, Coronini di Cronberg, Correale, Correale Medici, Correale Santacroce, da Correggio, Correr, Corti, Corso (Corsi) d'Istria, Corsini, Costa, Costa di Polonghera, Costa Sanseverino, Costanzia, Cotta, Crescenzi, Crisafi, Crispo, Crivelli, Cybo, di Cucagna, Cuccomarino, Cusani, Cuttica.
D'Alagno o D'Alagna, D'Alemagna, D'Alena, D'Alessandro, D'Alesso, Dal Verme, Damiani, Da Procida, Daverio, D'Avalos, David, Della Marra, Della Morea,, De Luna d'Aragona, Dell'Antoglietta, De Mendoza di Tropea, Dentice, Diaz, del Balzo, del Doce, Del Mercato, Del Pezzo, de Simone di Caspoli, di Bella di Santa Sofia, Di Capua, Di Sus, Docibile, Donà, Donnaperna, Doria, del Drago, de Dura, Durazzo, Durini, Dusmet
Faà di Bruno, Facchinetti, Facipecora Pavesi, della Faggiola, Fagnani, Falconieri, Falletti, Farina, Farnese, Fassati, Faussone, Ferramosca, Ferrara o Ferraro, Ferrari d'Occhieppo, De Ferrari, Ferrero Fieschi, Ferrero de Gubernatis Ventimiglia, Ferretti, Ferrucci, Fiaschi, Filangieri, Filingieri, Filippa, Filomarino, Firrao, Fisauli, Florio, Fogliani d'Aragona, Folliero, Folliero de Luna, Fontanella, Foppa, de la Forest de Divonne, Forcella, Formentini, Forni, Foscari, Foscarini, Franchetti, Frangipane, Frangipani, Fregoso, Furietti
Gabaleone, Gabrielli della Regola, Gabrielli di Carpegna, Gaddi, Gaetani (Caetani), Gaetani di Cassaro, Gagliardi, Gallarati, Gallarati Scotti, Gallerani, Gallesio Piuma, Gallio, Gallone, Galluccio o Gallucci, de Gemmis, Genova, de Giovanni Greuther, Giudici sovrani di Gallura,, Gambacorta, Gambacorta di Ardore, Gambacorta di Melicuccà, Gambara, Gandolfingi, della Gatta, Gattilusio, Gattini, Gazzelli, Genoese, Genoese Laboccetta. Genoese Ramirez, Genoese Zerbi, Genovés, Gesualdo, della Gherardesca, Ghilini, Ghisi, Ghislieri, Gianotti, Giglioli, Ginori Conti, Giordano, de Giovanni Greuther, Giovanelli, Giovio, Gironda, del Giudice, Giulini, di Giura, Giusso, Giustiniani, Giustiniani (Zustinian), Gnoli Ricciardi, da Goano, Gontéry, Gonzaga, Gotti Porcinari, Gozani, Gozzadini, Graneri, Granito, Grassi, Grazioli, Greppi, Greuther, Grillo, Grimaldi, Grisi Rodoli, Groppler di Troppenburgo, Grotto, La Grua Talamanca, Gualandi Cortevecchia, Gualengo, Guasco Gallarati, Guerrieri Gonzaga, de Guevara, Guevara Linch, Guglielmi Grazioli Lante della Rovere, Guicciardini, Guidi, Guidi (di Volterra), Guidobono Cavalchini
Lagrange, La Grua Talamanca, Lambertini, Lancellotti, Lancia, Landi, Landi Pietra, Lando, Landriani, de Lannoy, Lante Montefeltro della Rovere, Lanthieri, Lanza, Laredo de Mendoza, de Lauria, Lèbano, Ledà, Lefebvre di Balsorano, Leognani Ferramosca, della Leonessa, de Lerma, de Liguoro (de Liguori), Litta, Livizzani, Lodron-Laterano, Loffredo, Lombardo, Lombardo di San Chirico, Lopez y Royo, Lo Schiavo, Lovera, Lucchesi Palli, Lucchesini, Ludovisi, de Luna d'Aragona, Lupi o Lupis (de), Luporum Stirpis (linee antiche), Lupo di Troyes
Macedonio, Macedonio de Maione, Machiavelli, Machiavelli (di Ferrara), Madruzzo, Maffei, Magalotti, Maggi, Magnocavallo, Majnoni d'Intignano, Malaguzzi Valeri, Malaspina, Malaspina della Chiesa, Malatesta, Malvezzi, Malvinni Malvezzi, Mami, Mancini, Mancini Mazzarino, Mandelli, Manfredi, Manfredingi, di Maniago, Manin, Mannu, Manso, Mantica, Manzoni, Maraldi, Marazzani, Marelli, Marenco, Maresca, Maresca Donnorso Correale Revertera, Marescalchi, Marescotti, de Mari, Marigliano del Monte, de Marinis (Castagna), Marliani, Marmont du Haut Chanp, Marmonti, Martelli, Martin, Martinengo, da Marzano, Massa, Massimo, Mastelloni, Mastrilli, Matarazzo, Mattei e Antici Mattei, Mattoli Modestini, Mayneri, Mazuranic, Mazzarino, Mazzetti di Pietralata, Medici di Marignano, de' Medici, del Medico Staffetti, Medinaceli (duchi di), Medina Sidonia (duchi di) del Mercato, Melano, Meli-Lupi di Soragna, Melzi, Melzi d'Eril, de Mendoza di Tropea, Messanelli, Migliaccio, Miglio, Migliorati, Milano Franco d'Aragona, Millo, Minerva, Minervini, Miniscalchi Erizzo, Minucci, Mirelli, de Miro, Mistruzzi di Frisinga, Moccia, Modica de Mohac, Mocenigo, de Mojana di Cologna, Monaco di Arianello, Moncada, Monforte di Laurito, Monforte di Nola, Monroy, Montalto, Montani, del Monte Santa Maria (Bourbon), Montecuccoli, da Montefeltro, Montel, Montholon-Sémonville, Monti, Monti della Corte, Monticelli della Valle, della Morea, Moreschi, Mormile, Moroni, Morozzo, Morra, Mossi, Mosti Estense, Muscettola
Napoleonidi (Buonaparte poi Bonaparte), Naymo, di Napoli, Natta, Navager, Navigaiosi, Naymo, Negri di Lamporo, Nicolis di Robilant, Noceti, Noferi, Notarbartolo, Novelli
Obertenghi, degli Obizzi, Odescalchi, Offoni, Oldofredi, Olgiati, Oliva Grimaldi, Oltrona Visconti, Ordelaffi, Ordogno de Rosales Cigalini, Oreglia, Origlia, Orseolo, Orsini, Orsini di Epiro, Orsini di Rivalta, Ottoboni, Ottolenghi, Ottoni
Pacca, Pacelli, Pagani, Pagano, Paleologo, Palermo di Santa Margherita, Paliaci di Suni, Pallavicini, Pallavicino, Palma d'Artois, Pamphili, Panciatichi, Panciera di Zoppola, Pandone, Papafava de' Carraresi, Pappacoda, Partistagno, Pasqualigo, Pasqualino, Paternò, Paveri Fontana, Pavoncelli, de' Pazzi, Pecori, Pellicano, Perego di Cremnago, Peretti, Perez Pompei, Perrelli Tomacelli Filomarino, Perrone, Pes di Villamarina, Petra, Peyretti, del Pezzo, Piatti, Piccolomini Todeschini d'Aragona, Pico, Pico Gonzaga, Pignatelli, Pignone del Carretto, Pinto y Mendoza, Pio di Savoia, Piola Daverio, Piossasco de Rossi, Pipino, Piromallo Capece Piscicelli, Pironti, Polcenigo, da Polenta, Pompei, Ponzani, Ponziaco, Porcia, Porcinari, del Pozzo, di Prampero, Premarino, Prenestino, Priego (conti di), Prisciani, da Procida, Protonobilissimo, Protopapa, Protospataro, Provana, Provenzale, Pucci, de Puppi, della Pusterla
Rabatta, Raffo, Rangoni, Rasini, Rasponi, della Ratta, Re, de Rege di Donato, Resta Pallavicino, Revertera, Rezzonico, Riario e Riario Sforza, Ricardi di Netro, Riccardi, Riccardi Candiani, Riccardi di Lantosca, Ricchieri, Richelmi, Ripa di Meana, Ripoll, de Riseis, Rizzo dei Ritii, Roberti, Roma, Romano-Colonna, Romei, Rondinelli, Rospigliosi, Rossetti, Rossillon, Rossi di San Secondo, Rosso, della Rovere, Roverella, Roych, Ruffino, Ruffo, Rufolo, Rusconi, Ruspini, Ruspoli
de Sabran, Sacchetti, Sacrati, Salazar, Salis Zizers, Sambiase, Sanchez, Sanchez de Luna d'Aragona, San Donato (duchi di) Sanfelice, Sanframondo, Sangineto, di Sangro, Sanseverino, Santangelo, Sanudo, Sanvitale, Sappa de' Milanesi, Signori di Sassuolo (de Magreda), Savelli, Savoia, Sbaglia. Scaglione, della Scala, Scardaccione (alias Sinerchia), Schiavi, Lo Schiavo, Sciacca, Scillato, Semitecolo, Serbelloni, de la Serna, Serponti, Serra, Serra di Uta, Sersale, de Seyssel d'aix, Sfondrati, Sforza, Sforza Cesarini, Siginolfo, Sinerchia (di Matera), Simi de Burgis, di Simiana, Simonetta, Sinibuldi, Siscara, Sisto y Britto, Smeducci, Sobreri, Sobrero, Soderini, Soldonieri, Somis, di Somma, Sommaripa, Sommi Picenardi, Sormani, Spadafora, Sparavieri, di Spilimbergo (I e II), Spinelli, Spinelli di Giovinazzo, Spolverini, Staiti, Stampa, Steno, Stirpe Luporum, Strambone, Strassoldo, Strozzi, di Sus
Tacoli, Taccone Gallucci, Taccone di Sitizano, Taffini, Talenti Fiorenza, Tana, Tarino, Tassoni Estense, Taurisano, Taverna, Teodoro, Thaon di Revel, Thomatis, Tiepolo, di Tocco, di Tocco (di Chianchitelle), Todros, Tomacelli, Tomasi di Lampedusa, Toraldo, Torella, Torelli, Torlonia, Tornabuoni, Torre e Tasso, della Torre, Torrigiani, Tosti, Trastamara (Aragonesi) Trinci, Trivulzio, Trotti, Trotti (II), Truchi, del Tufo, Turchi, Turinetti, Turrisi Grifeo, Tuttavilla
da Uzzano, Uboldi de' Capei
Vagina, Valenti Gonzaga, Valfré, Valguarnera, Valguarnera di Godrano, Valori, Valva, di Valvasone, Vanni, da Varano, da Varano Vincenti Mareri, de Vargas Machuca, Venosta, Ventimiglia, Ventimiglia di Vatolla, Verasis, Dal Verme, Vernacci, da Verona, Verri della Bosia, Vettori, Vignoli, Villa, Villani (di Firenze), Villani (di Milano), Villani Crivelli, Villani Novati, Virii Lupi, Visconti, Visconti (di Gallura), Visconti Aicardi, Vivaldi Pasqua, Vitale di Tortora, Vlasto di Chios, Volpe Landi
Zaccaria, Zanardi Landi, Zapata, Zatrillas, Zileri dal Verme, Zimara, Zucchini, Zurlo e Capece Zurlo
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