Nel 1912, 482 anni dopo la
venuta dei turchi in Epiro, le forze epirote liberarono gran parte di quello che
più tardi sarebbe stato chiamato Epiro del Nord.
Il confine epirota fu posto
a nord delle città di Himara, Tepeleni e Pogrodets.
Nel 19313 il Protocollo di
Firenze cedette all'Albania tutto l'Epiro del Nord.
La violazione del principio
di autodeterminazione dei popoli fù giustificata con la motivazione che si
doveva fornire il Regno di Albania di un adeguato dominio territoriale.
Il Popolo d'Epiro, vedendo
traditi i propri legittimi diritti dalle Potenze europee, insorse non tollerando
il passaggio dall'oppressione ottomana a quella albanese.
Nel febbraio del 1914
cominciò la guerra di liberazione dall'occupazione albanese e le forze
indipendentiste occuparono gran parte di quello che oggi è il territorio
albanese.
L'Albania chiese allora
l'intervento delle grandi potenze del tempo ed il 5 maggio del 1914 fù firmato
il Protocollo di Corfù redatto da un Comitato Internazionale di Controllo
formato da: Gran Bretagna, Francia, Germania, Impero Austro-Ungarico, Russia e
Italia.
Tale protocollo accettato
incondizionatamente dal Regno di Albania, garantiva all'Epiro l'autonomia
all'interno dello Stato Albanese, ma tale autonomia non fù mai applicata.
L'Epiro, riusci tuttavia ad
autogovernarsi dal 1914 al 1916 circa, quando l'Albania con la forza stroncò
ogni aspirazione all'indipendenza.
Molti patrioti presero la
strada dell'esilio volontario, altri deposero le armi in attesa di tempi
migliori mentre clandestinamente restava in vita un movimento
indipendentista.
Negli anni 30l'Albania fù
annessa con un plebiscito al Regno di Italia e Sua Maestà Vittorio Emanuele III
Re di Italia e ìd Imperatore di Etiopia assunse il titolo di Re
d'Albania.
Nel 1942 in piena Seconda
guerra mondiale sorse il Fronte di Liberazione dell'Epiro del Nord.
L'anno successivo i
partigiani comunisti albanesi e greci attaccarono le forze epirote e con
l'instaurazione del regime di Enver Hoxa il popolo d'Epiro perse ancora una
volta la Sua libertà.
Arrivando più vicino a noi,
il Governo Monarchico in esilio e la Santa Chiesa Ortodossa Epirota della
diaspora hanno formalmente riconosciuto nel 1998 il Principe Alessandro d'Epiro
residente negli Stati Uniti quale legittimo Sovrano.
Alessandro con lettere
patenti del 25 marzo 2001, ha nominato un Reggente; il Principe Davide Pozzi
Sacchi di Santa Sofia, con facoltà di restaurare la Nobiltà Epirota, di
istituire Ordini Cavallereschi, di costuìituire Accademie per promuovere la
cultura e la storia del popolo d'Epiro.
Le sovrane lettere patenti
di Alessandro sono di fatto e di diritto una vera e propria abdicazione a favore
del Reggente cui sono stati conferiti fons honorum, jus gladi, jus imperii, jus
majestatis.
Filiazione del Governo
Provvisorio del Nord Epiro (sorto all’indomani dell’evacuazione greca dei
territori che il protocollo di Firenze aveva assegnato al nascente Principato
d’Albania) il Regno d’Epiro venne proclamato nel marzo 1914, e la sua corona fu
attribuita al nobile Gheòrghios Kristaki Zogràfos; questi era un esponente di
quella corrente politica che ad Atene faceva capo al Re Konstantìnos I e che si
opponeva all’atteggiamento rinunciatario del governo di Elefthèrios Venizèlos.
Non è escluso, anzi, che la designazione di Zogràfos fosse stata pilotata
proprio da Re Costantino, al fine di bilanciare l’azione del governo
Venizèlos.
Attenzione: la
denominazione era non Regno del Nord Epiro, ma Regno d’Epiro. Ciò non costituiva
certo una manifestazione d’ostilità nei confronti della madrepatria ellenica,
bensì la chiara rivendicazione di una precisa specificità nell’àmbito della
Megàli Idèa, la “grande idea” panellenista. Ed era, nel contempo, una netta
presa di distanza nei confronti del governo venizèlista di Atene, propenso ad
abbandonare il territorio nordepirota al suo destino pur di ottenere – secondo i
desiderata britannici – il ritiro dell’Italia dal Dodecanneso.
Dunque, la formazione del
Regno d’Epiro era accolta dall’ostilità del governo greco. Al contrario, e
significativamente, poteva contare sul sostegno incondizionato della Chiesa
Ortodossa. Non soltanto, infatti, erano stati i tre Metropliti epiroti a
presiedere l’assemblea che aveva proclamato il Regno, ma era in un secondo tempo
lo stesso Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli a riconoscere formalmente la
nuova entità statale, ed a solennizzarla con l’attribuzione dell’autocefalìa
alla Chiesa Ortodossa Epirota sotto l’alto protettorato di Re Zogràfos. (Per
l'autocefalia: vedasi gli studi di Claude Chaussier). E’ appena il caso di
notare che, nel mondo balcanico, il riconoscimento della Chiesa Ortodossa aveva
infinitamente più valore che non quello di questo o quel governo, e che, quindi,
la proclamazione dell’autocefalìa epirota rappresentava una sanzione definitiva
della legittimità del Regno d’Epiro. La concessione dell’autocefalìa, inoltre,
può essere oggi considerata come la prova dell’effettiva costituzione del Regno,
da molti messa in dubbio: mai, infatti, le autorità religiose ortodosse
avrebbero concesso tale attribuzione ad un semplice governatorato
autonomo.
Quanto al governo di Atene,
continuerà a guardare con grande diffidenza al Regno d’Epiro; e non soltanto e
non tanto per la questione nordepirota in sè, quanto piuttosto per la manifesta
volontà del piccolo Regno di estendere la propria autorità e la propria
rappresentatività a tutto l’Epiro, regione che da parte greca si voleva
semplicemente includere nel territorio nazionale, senza il riconoscimento di
alcuna particolarità, di alcuna specificità e, soprattutto, di alcuna
autonomia.
A nostro parere, era
proprio il timore di una secessione epirota a convincere anche Re Costantino
dell’opportunità di circoscrivere l’episodio, e ad indurlo – probabilmente – a
chiedere al fido Zogràfos di farsi da parte e di dimenticare la sua investitura
reale. Gheòrghios Kristaki Zogràfos rientrava perciò disciplinatamente
nell’ombra, accettava di andare a ricoprire il ruolo di Ministro degli Esteri
nel governo costantinista di Dimìtrios Gùnaris (aprile 1915), e di un Regno
d’Epiro non si parlava più, almeno ufficialmente.
Il Regno, comunque, seguiva
le sorti del Governo Provvisorio del Nord Epiro, e tramontava con l’occupazione
militare del territorio nordepirota da parte albanese (novembre 1916).
Da allora e fino agli anni
’90 del XX secolo, la rappresentanza dello Stato nordepirota è stata assicurata
dalla Chiesa ortodossa e dai movimenti di resistenza al regime comunista
albanese, che hanno promosso l’attività di governi in esilio.
Dopo una lunga vacatio,
infine, il teorico trono dell’Epiro è stato assegnato – proprio dai movimenti di
resistenza – al principe Alèxandros (nipote della regina Geraldina d’Albania),
il quale nel 2001 ha abdicato in favore di un nobile italiano, il principe
Davide Pozzi Sacchi di Santa Sofia.
http://www.europaorientale.net/sez2grecia_epiro.htm
Casato dei Principi Pozzi Sacchi
di Santa Sofia
Blasonatura
Aquila bicipite di nero,
coronata con la corona reale d'Epiro, rostrata e linguata di rosso, impugnante
con la destra uno scettro, con la sinistra una spada. L'aquila è caricata in
petto da uno scudo d’azzurro alla croce d'argento, arma di pretensione, a sua
volta caricato da uno scudo partito; nel primo: d'oro al pozzo di rosso,
sostenuto da due draghi di verde, alati, affrontati e contro rampanti, linguati
di rosso con le code attorcigliate e passanti sotto al pozzo in croce di Sant'
Andrea con il capo caricato di un’aquila napoleonica d'oro, a volo abbassato
artigliante i fulmini dello stesso, alla spada al naturale, in fascia, l'
impugnatura alla destra. Nel secondo: d’oro a tre bande di rosso, con il sacco
d’argento, legato; con il capo d'oro caricato di un'aquila coronata, di nero.
Padiglione di rosso, foderato di vaio, coronato.
Motto in lingua greca:
KATA NOMON.
Cenni storici
Principe Don Davide Pozzi
Sacchi di Santa Sofia, nato a Castel San Giovanni (PC) il 5 Maggio 1963,
vivente. Pretendente al trono d'Epiro per abdicazione a suo favore, in data 25
Marzo 2001, di S.A.R. Alessandro d'Epiro, abdicazione riconosciuta dalla S.
Chiesa Ortodossa. Capo temporale della S. Chiesa Ortodossa Autocefala d'Epiro.
Trattamento di Altezza Reale; nominato Principe della Casa Imperiale d'Etiopia
da S.A.I. Philip Makonnen il 2 Marzo 2005 col trattamento di Cugino e di Altezza
Imperiale della Casa d'Etiopia.
Della famiglia Pozzi, di chiara
ed antica nobiltà lombarda, esistono diverse diramazioni che si trovano sparse
in tutta Italia ed anche in Francia e tutte sono egualmente ragguardevoli ed
illustri per dignità, cariche ed onori; essa già comparve nella Matricula
Nobilium d’età viscontea del 1277 col nome latino di De Puteo, tradotto nei
secoli successivi, dai vari rami, con Dal Pozzo, Del Pozzo e Pozzi. Filadelfo
Mugnos in Teatro genealogico delle famiglie nobili, titolate, feudatarie ed
antiche del fedelissimo regno di Sicilia viventi ed estinte, Palermo 1647, 1655,
Messina 1670, di essa scrisse, con particolare riguardo al ramo che si recò in
Sicilia: "Prima della guerra civile de’ Visconti signoreggiava la città di
Alessandria, della quale non le rimase che una villa, ed un castello posseduti
da un Giovanni del Pozzo gentiluomo d'onorata ricordanza; di là in Milano,
Cremona, Parma, Torino, Sicilia si diffuse. Quivi da Alessandria nel 1286 i due
fratelli Guglielmo e Giovanni vennero a' servigi di re Giacomo contro il
francese re di Napoli, indi a quelli di Federico II 1296: se nonché il primo di
essi cioè Guglielmo stanziò in Messina, ove nobilmente visse, rendendosi
genitore di Filippo primo barone di Curali 1394, e di altri illustri
gentiluomini, tra' quali un marchese Giovanni del Pozzo, un Gianfrancesco primo
principe del Parco 1650 fondatore della commenda gerosolimitana di Alcina in
Messina, un Giarraimondo vescovo di Este, altro Giovanni investito 1696, la di
cui linea venne ad estinguersi in casa Papardo pel matrimonio di Violante del
Pozzo principessa del Parco 1737, con Bernardo Papardo. Intanto il secondo cioè
Giovanni si accasò in Agrigento. Da quest'ultimo venne un Simone, che stabilì la
sua dimora in Palermo, ove fu senatore 1338. Il di lui figlio Giovanni fu
capitano di detta città. Fiorirono inoltre: un Filippo barone di Molocca 1429;
un Gianluigi, che acquistò le baronie di Graziano, Gallilauro. Montefusco, della
Crucifia, e fu signore di Grottarossa e Daliella; un Matteo barone della terra
di Motta d'Affermo 1587, ed altri che per brevità tralasciamo. Epperò vanta dei
cavalieri gerosolimitani, come un fra’Luigi priore di Pisa 1523, ed un fra'
Nicolò 1558”. E’ per l’appunto dai Dal Pozzo di Alessandria, fregiati nelle
varie discendenze dei titoli di Marchesi di Annone, Patrizi di Alessandria,
Nobili, che la tradizione dice derivassero dalla famiglia romana Scribonia, che
hanno avuto origine tutti gli altri ceppi, fra i quali possiamo citare i Dal
Pozzo di Pavia e Firenze, Conti di Castellino e San Vincenzo ed i Pozzi di
Cremona, di Nobiltà civica. Il Crollalanza di questi ultimi rammenta che
trentacinque di essi furono decurioni, il primo fu Manfredino, eletto nel 1115 e
l’ultimo Camillo nel 1744; indi ricorda che Guglielmo fu Senatore nel 1125 e
Carlo nel 1179 e che il giureconsulto Bartolomeo fu fra i compilatori degli
Statuti di Cremona nel XIV secolo. A riprova che i vari rami avevano origine
comune sta il fatto che tutti hanno usato lo stesso stemma d’oro al pozzo di
rosso, sostenuto da due draghi di verde, affrontati e controrampanti, linguati
di rosso con le code passanti sotto il pozzo in croce di Sant’Andrea, arma
alzata ab immemorabili anche dalla famiglia paterna del Principe Davide. Presso
l’archivio del Nob. Don Vittorio Urbano Crivelli Visconti, insigne studioso
della famiglie nobili italiane vi è un fascicolo, relativo alla famiglia paterna
del Principe Davide, corredato di tavole genealogiche e stemma, da cui risulta
in modo inconfutabile il titolo di Nobile ed il diritto di utilizzare tale arma.
Dopo l'abdicazione a suo favore di S.A.R. il Principe Alessandro d'Epiro, Don
Davide ha assunto un nuovo stemma rispettoso dell' araldica balcanica ed
adeguato al nuovo rango assunto. In tale stemma è stata inquartata l'antica arma
di famiglia. Fra i vari titoli di cui Sua Altezza è insignito vi è quello di
Conte di Caorso secondo la legislazione napoleonica del Regno italico, di Barone
dei Sacri Palazzi Apostolici del Laterano, Nobiltà personale, di Fidalgo
Caballeiro, Nobiltà ereditaria portoghese e l' onorificenza di Ufficiale d'Onore
delI' Impero francese. E' inoltre Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Imperiale
della Stella d’Onore dell’Impero Etiopico, Gran Croce dell’Ordine Imperiale
Etiopico di Santa Maria di Zion, Commendatore con placca dell’Ordine di N.S.
della Concezione di Villa Viçosa, Cavaliere dell’Ordine al merito della
Repubblica Italiana, Crux meriti del Sovrano Militare Ordine di Malta, Croix des
Anciens Militaires, Colonnello Onorario del Kentucky e Colonnello Onorario
dell’Alabama.
Alessandro d’Epiro previde espressamente
nell’atto d’abdicazione, in accordo col Governo in esilio, che il successore,
fruendo della pienezza della fons honorum, potesse conferire titoli nobiliari e
onorificenze cavalleresche, come già egli aveva fatto. Disporre di un sistema
premiale non è cosa fine a se stessa, ma ha uno scopo precipuo, permette infatti
di onorare coloro che si sono distinti al servizio della causa e di mostrare
benevolenza verso chi si è impegnato in campo sociale, umanitario, civile o
militare. Insignire di una onorificenza uno straniero può inoltre essere un modo
per far parlare di chi conferisce la decorazione e del movimento che egli
rappresenta con lo scopo di far conoscere le vicende del popolo d’Epiro. E’ uso
comune, inoltre, nei rapporti fra Case Sovrane, scambiarsi onorificenze e una
Casa che non ne avesse, sarebbe menomata nei suoi rapporti di cordialità verso
le altre. Per quel che riguarda nello specifico la concessione di titoli
nobiliari da parte del Capo di una Casa Sovrana anche se non è su di un trono,
possiamo ricordare che ne conferì con parsimonia S.A.I. il Granduca Vladimir
Kyrillovich, Capo della Casa Imperiale dei Romanov, lo fecero i vari pretendenti
carlisti al trono di Spagna, ne conferisce la Casa Imperiale d’Etiopia, per
citare solo alcuni casi e tutti loro elargiscono pure onorificenze
cavalleresche, quindi ciò che Alessandro faceva e confermò per il successore,
rientra in un uso consolidato.
L’attuale Gran Principe d’Epiro è Gran Maestro di
quattro ordini cavallereschi che sono l’Ordine Equestre dell’Aquila d’Epiro
OEAE, l’Ordine al merito dell’Aquila d’Epiro OMAE, l’ Ordine al merito civile e
la Croce al merito.
Non intendiamo soffermarci più di tanto su di
essi, non è questa la sede, diremo soltanto che, per quel che riguarda il primo
sopra citato, la tradizione dice che fu fondato da Michele I, Despota d’Epiro di
cui già parlammo, nel 1207 e che il Governo del Nord Epiro lo rivitalizzò nel
1914.67
L’idea di disporre di un ordine cavalleresco fu
chiaramente dovuta in primo luogo alla volontà di dare corso immediato a quanto
previsto dal Protocollo di Corfù, in secondo luogo al desiderio di fruire di una
onorificenza con cui premiare i combattenti per la libertà epirota.
Il Governo lo istituì, come dicevamo, sostenendo
che esso era la rivitalizzazione di un ordine vetusto, già conferito da Michele
I Angelo Ducas Comneno, antico paladino della libertà del popolo d’Epiro. La sua
figura fu assai importante per l’Epiro perché fu sotto di lui che il paese
conobbe, per la prima volta, l’ indipendenza, se escludiamo l’antichità
classica. Il Despota Michele era membro della famiglia imperiale bizantina e vi
fu un momento in cui rivendicò pure il trono imperiale scontrandosi col
Patriarca di Costantinopoli che gli preferì Teodoro I di Nicea. E’ certo che la
sua famiglia conferì ab antiquo l’ ordine cavalleresco denominato Milizia Aurata
Costantiniana i cui primi Statuti furono redatti dall’ Imperatore Isacco Angelo
nel 1191,68 che lo fondò probabilmente ad imitazione degli ordini i cui membri
transitavano sui territori del suo Impero per recarsi in Terra Santa. Fra i Gran
Maestri scaturiti da tale famiglia possiamo ricordare Andrea II, Principe di
Macedonia, Duca di Durazzo e Drivasto, defunto nel 1479 e suo fratello Pietro I,
deceduto nel 1511 e giova rammentare che Papa Giulio III con la Bolla Quod alias
del 17 luglio 1551 garantì vari privilegi ai Principi Andrea e Geronimo Angelo.
Va detto anche gli Angeli furono posti sotto la protezione spirituale del
Patriarca di Alessandria con Ammonizione 7 novembre 1575 ed in essa il Capo del
Casato è citato come Gran Maestro dei Cavalieri Costantiniani.69 Negli Statuti a
stampa pubblicati a partire dal 1573 il Gran Maestro in carica afferma a chiare
lettere che la sua famiglia dispone di tale ordine da tempo immemorabile: "Noi
Hieronimo Angelo, Principe di Tessaglia, Duca e Conte di Drivasto, ecc, Sovrano
e Gran Signore dell' Illustre Militia Aureata Angelica di Costantino, ordiniamo
che si come è stata sempre per lo passato nella nostra felicissima e Imperial
Casa Angela cossi anco sia per l'avvenire, cioè, che tutti i nostri legittimi e
naturali discendenti, siano in perpetuo Sovrani Patroni e Gran Signore de'
Cavalieri Aureati, Angelici, di Costantino Magno nostro progenitore sotto il
titolo e sotto la prottetione del beato Martire San Giorgio".70
La Milizia Angelica di Costantino, per alterne
vicende che qui non intendiamo trattare perché ci porterebbero fuori dalla
nostra ricerca, passò successivamente ai Farnese, indi ai Borbone - Napoli ed
oggi è conosciuta come Ordine Costantiniano di San Giorgio. E’ certo che Michele
I la conferì a partire dal 1207 e poiché egli usava il vessillo della Casa
Imperiale di Costantinopoli, l’aquila bicipite di nero in campo rosso71, essa
risulta essere stata identificata, durante il suo regno, anche col nome di
Milizia Aurata dell’Aquila d’Epiro. Il Governo nordepirota, dunque, nel 1914,
rifondandola col nome di Ordine dell’Aquila d’Epiro, intendeva collegarsi
idealmente a Michele I e fare di tale Principe un mito fondante per la propria
storia nazionale. Alessandro di tale ordine si presentava come terzo Gran
Maestro perché ne venne considerato primo Michele, secondo Giorgio Cristaki
Zografos, Alessandro terzo, per cui l’attuale Gran Maestro è numerato come
quarto. Dopo l’abdicazione di Alessandro il Principe Davide incaricò una
commissione di stenderne i nuovi Statuti che sono stati promulgati il 1
Settembre 2002 e che, congiuntamente con gli Statuti degli altri ordini di
collazione del Gran Principe, sono stati depositati presso l’Archivio di Stato
di Sulmona.72 Con essi tale milizia ha assunto la denominazione di Ordine
Equestre dell’Aquila d’Epiro per sottolinearne la vetustà e le nobili
tradizioni, la decorazione è costituita da una croce ottagona, accantonata da
quattro aquile bicipiti caricate dello stemma dell’ Epiro moderno. I colori sono
il bianco e l’azzurro, propri del vessillo nordepirota ancor oggi utilizzato.
Alessandro conferì l’ordine facendo riferimento agli Statuti del 1914 senza
tuttavia disporre delle decorazioni, di cui non si conosceva la foggia né si
avevano descrizioni d’epoca, poiché le matrici venivano date per disperse nelle
vicissitudini belliche dello Stato nordepirota, ma esse sono state rinvenute nel
2003.73 Il ritrovamento è stato assai importante perché ha dimostrato, a chi
avesse voluto negarne l’esistenza storica, che tale ordine esiste davvero, nella
sua versione moderna, dai tempi del Governo del Nord Epiro.74 Gli altri tre
ordini sono stati istituiti ex novo dal Gran Principe, nella stessa data, su
proposta della predetta commissione. L’Ordine al merito dell’Aquila d’Epiro OMAE
è stato istituito per premiare i benemeriti per attività culturali e
filantropiche a favore dell’Epiro, l’ Ordine al merito civile ha il fine di
onorare chi abbia esercitato professioni e compiuto studi che abbiano dato
lustro alla terra d’Epiro e per quanto riguarda la Croce al merito è stata
prevista la concessione “…a coloro che hanno tenuto condotta tale che li renda
degni di pubblico encomio”.
La tradizione dice che tale
ordine fu fondato da Michele I, Despota d'Epiro (Despota in greco significa
Sovrano), nel 1207; il Governo del Nord Epiro, dopo essersi proclamato
indipendente dall'Albania nel 1914, lo rivitalizzò nello stesso anno.L'idea di
rivitalizzare tale ordine cavalleresco fu chiaramente dovuta in primo luogo alla
volontà di dare corso immediato a quanto previsto dal Protocollo di Corfù, che,
firmato dai rappresentanti epiroti e dai plenipotenziari di Italia, Germania,
Austria-Ungheria, Francia, Regno Unito e Russia aveva riconosciuto al Governo
epirota la facoltà di battere moneta, stampare francobolli, arruolare milizie e
disporre di ordini cavallereschi propri, in secondo luogo fu dovuta al desiderio
di fruire di una onorificenza con cui premiare i combattenti per la libertà
epirota.Il Governo lo istituì, come dicevamo, sostenendo che esso era la
rivitalizzazione di un ordine vetusto, già conferito da Michele I Angelo Ducas
Comneno, antico paladino della libertà del popolo d'Epiro. La sua figura fu
assai importante per l'Epiro perché fu sotto di lui che il paese conobbe, per la
prima volta, l' indipendenza, se escludiamo l'antichità classica. Il Despota
Michele era membro della famiglia imperiale bizantina e vi fu un momento in cui
rivendicò pure il trono imperiale scontrandosi col Patriarca di Costantinopoli
che gli preferì Teodoro I di Nicea. E' certo che la sua famiglia conferì ab
antiquo l' ordine cavalleresco denominato Milizia Aurata Costantiniana i cui
primi Statuti furono redatti dall' Imperatore Isacco Angelo nel 1191, che lo
fondò probabilmente ad imitazione degli ordini i cui membri transitavano sui
territori del suo Impero per recarsi in Terra Santa. Fra i Gran Maestri
scaturiti da tale famiglia possiamo ricordare Andrea II, Principe di Macedonia,
Duca di Durazzo e Drivasto, defunto nel 1479 e suo fratello Pietro I, deceduto
nel 1511 e giova rammentare che Papa Giulio III con la Bolla Quod alias del 17
luglio 1551 garantì vari privilegi ai Principi Andrea e Geronimo Angelo. Va
detto anche gli Angeli furono posti sotto la protezione spirituale del Patriarca
di Alessandria con Ammonizione 7 novembre 1575 ed in essa il Capo del Casato è
citato come Gran Maestro dei Cavalieri Costantiniani. Negli Statuti a stampa
pubblicati a partire dal 1573 il Gran Maestro in carica affermò a chiare lettere
che la sua famiglia disponeva di tale ordine da tempo immemorabile: "Noi
Hieronimo Angelo, Principe di Tessaglia, Duca e Conte di Drivasto, ecc, Sovrano
e Gran Signore dell' Illustre Militia Aureata Angelica di Costantino, ordiniamo
che si come è stata sempre per lo passato nella nostra felicissima e Imperial
Casa Angela cossi anco sia per l'avvenire, cioè, che tutti i nostri legittimi e
naturali discendenti, siano in perpetuo Sovrani Patroni e Gran Signore de'
Cavalieri Aureati, Angelici, di Costantino Magno nostro progenitore sotto il
titolo e sotto la prottetione del beato Martire San Giorgio".La Milizia Angelica
di Costantino, per alterne vicende che qui non intendiamo trattare perché ci
porterebbero fuori dalla nostra ricerca, passò successivamente ai Farnese, indi
ai Borbone - Napoli ed oggi è conosciuta come Ordine Costantiniano di San
Giorgio. E' certo che Michele I la conferì a partire dal 1207 e poiché egli
usava il vessillo della Casa Imperiale di Costantinopoli, l'aquila bicipite di
nero in campo rosso, essa risulta essere stata identificata, durante il suo
regno, anche col nome di Milizia Aurata dell'Aquila d'Epiro. Il Governo
nordepirota, dunque, nel 1914, rifondandola col nome di Ordine dell'Aquila
d'Epiro, intendeva collegarsi idealmente a Michele I e fare di tale Principe un
mito fondante per la propria storia nazionale. Alessandro di tale ordine si
presentava come terzo Gran Maestro perché ne venne considerato primo Michele,
secondo Giorgio Cristaki Zografos, Alessandro terzo, per cui l'attuale Gran
Maestro è numerato come quarto.
Dopo l'abdicazione di Alessandro il Principe
Davide incaricò una commissione di stenderne i nuovi Statuti che sono stati
promulgati il 1 Settembre 2002 e che, congiuntamente con gli Statuti degli altri
ordini di collazione del Gran Principe, sono stati depositati presso l'Archivio
di Stato di Sulmona. Con essi tale milizia ha assunto la denominazione di Ordine
Equestre dell'Aquila d'Epiro per sottolinearne la vetustà e le nobili
tradizioni, la decorazione è costituita da una croce ottagona, accantonata da
quattro aquile bicipiti caricate dello stemma dell' Epiro moderno. I colori sono
il bianco e l'azzurro, propri del vessillo nordepirota ancor oggi utilizzato.
Alessandro conferì l'ordine facendo riferimento agli Statuti del 1914 senza
tuttavia disporre delle decorazioni, di cui non si conosceva la foggia né si
avevano descrizioni d'epoca, poiché le matrici venivano date per disperse nelle
vicissitudini belliche dello Stato nordepirota, ma esse sono state rinvenute nel
2003. Il ritrovamento è stato assai importante perché ha dimostrato, a chi
avesse voluto negarne l'esistenza storica, che tale ordine esiste davvero, nella
sua versione moderna, dai tempi del Governo del Nord Epiro.